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Stoicismo: la guida completa (principi e pratiche per migliorare la tua vita)

Oggi parliamo di stoicismo, una corrente filosofica che ha dei legami molto forti con il mondo della crescita personale e che nonostante abbia più di due millenni di storia potrà aiutarti in modo concreto nella vita di tutti i giorni. Su questa pagina troverai una guida completa e concreta per farti capire cos’è lo stoicismo e soprattutto come migliorare la tua vita diventando uno stoico moderno.

Perché interessarsi allo stoicismo? Le 2 promesse principali

Iniziamo con la domanda che mi sembra più importante prima di iniziare: perché dovresti interessarti allo stoicismo?
La risposta risiede nella 2 promesse principali formulate da questa corrente filosofica:

  1. Rendere la nostra vita più felice, prospera e armoniosa.
  2. Regalarci la serenità interiore diventando più resilienti.

Analizziamo le 2 promesse più nel dettaglio.

Promessa n. 1: una vita più felice attraverso l’eudaimonia

Per quanto riguarda la prima promessa, gli stoici credevano che ciascuno di noi dovrebbe diventare la migliore versione di se stesso per avvicinarsi alla cosiddetta eudaimonia (εὐδαιμονία), un termine greco che indica una vita felice e prospera. Grazie allo stoicismo ciascuno di noi potrà dunque colmare il divario tra ciò che siamo e chi siamo capaci di essere, permettendoci di raggiungere il nostro pieno potenziale e di conseguenza una vita più felice, prospera e armoniosa.

Promessa n. 2 dello stoicismo: una maggiore serenità interiore grazie alla resilienza

La seconda promessa dello stoicismo riguarda la nostra serenità interiore. Le nostre vite sono piene di sfide e momenti difficili… lo stoicismo ci mette a disposizione una serie di strumenti concreti per far fronte alle difficoltà della vita. Ciascuno di noi può domare le proprie emozioni negative come la rabbia e la gelosia e sviluppare una sorta di resilienza interiore che ci permetterà di prepararci meglio a tutte i momenti negativi che inevitabilmente attraverseremo. 

In altre parole, lo stoicismo ci offre un utile arsenale di tecniche per lo più psicologiche per essere più sereni, forti e resilienti. 

Cos’è lo stoicismo: una definizione

Se volessimo rispondere rapidamente alla domanda cos’è lo stoicisimo?, potremmo formulare questa sintetica definizione:

💡 Lo stoicismo è una corrente filosofica fondata intorno al 300 a. C. da Zenone di Cizio ad Atene e che ottenne un grande successo in Grecia (stoicismo di epoca ellenistica) e poi all’interno dell’impero romano (stoicismo di epoca romana). La filosofia stoica ci insegna a concentrarci sulle cose che possiamo influenzare (trascurando il resto), ci tempra rendendoci più forti e resilienti e ci spinge e a dare sempre il meglio di noi stessi per raggiungere il nostro pieno potenziale.

Si tratta di una definizione molto semplificata che si concentra essenzialmente sull’etica, trascurando altre 2 dimensioni di cui non mi occuperò in questa guida (che si concentra sugli aspetti più pratici): la logica e la fisica.

cos'è lo stoicismo

Una filosofia concreta e con risvolti pratici: il legame con la crescita personale

A questo punto dovrebbero essere chiari i forti legami tra stoicismo e crescita personale: si tratta di una delle correnti filosofiche più pratiche in assoluto e ciò spiega anche la sua riscoperta in tempi recenti.
Soprattutto nella parte dedicata alle pratiche stoiche, ritroveremo tantissime pratiche di inspirazione stoica che hanno dei legami forti con delle tecniche utilizzate nel campo della psicologia e dello sviluppo personale.

Le origini dello stoicismo riassunto in qualche paragrafo

Prima di parlare dei 5 principi cardine di questa corrente filosofica, è opportuno fare un piccolo passo indietro per raccontarti come nasce lo stoicismo.

Tutto inizio con un naufragio… la storia del fondatore della scola Zenone

Siamo ad Atene intorno al 300 a. C. Un mercante fenicio entra in una bottega di libri. Si tratta di Zenone di Cizio, un città ubicata nell’attuale isola di Cipro. Zenone ha da poco fatto naufragio perdendo un carico di merce preziosa e con esso tutta la sua ricchezza. Già da tempo la città di Atene e la filosofia esercitano un grande fascino su Zenone… si narra che avvicinandosi al libraio, Zenone chiese dove potesse trovare uomini come Socrate. Il libraio vedendo passare il filosofo Cinico Cratete, rispose: “Vedi quell’uomo, seguilo”. Zenone seguì il consiglio diventando un allievo di Cratete.

In seguito decise di fondare la propria scuola che riscosse un successo quasi immediato. I discepoli della scuola zenoniana avevano l’abitudine di riunirsi presso la Stoa Pecile, un portico dipinto situato nel centro di Atene. E per questo motivo, divennero in seguito noti come filosofi stoici.

Lo stoicismo di epoca ellenistica (III-I secolo a. C.)

Dopo la morte di Zenone, la guida passò prima al suo allievo Cleante (331-232 a.C.) e poi a Crisippo (282-206 a.C.). Si succedettero in seguito vari leader tra cui Panezio di Rodi che intorno al 140 a. C. si recò in viaggio a Roma esportando lo stoicismo che a Roma conobbe una sorta di seconda vita.

Stocismo - Cenni storici
Ecco in forma schematica la storia e le origini dello stoicismo. In realtà, ho un po’ semplificato perché prima di Panezio di Rodi, ci fu un’importante delegazione di filosofi che già aveva già fatto conoscere lo stoicismo a Roma.

Lo stoicismo di epoca Romana (I-II secolo d.C.)

Oggi lo stoicismo è fortemente legato ai nomi di 4 grandi filosofi romani: Seneca, Musonio Rufo, Epitteto e Marco Aurelio. È con il celebre imperatore romano, vissuto tra il 121 e il 180 d. C.) che lo stoicismo raggiunge il suo apice, prima di conoscere una crisi da cui non si sarebbe più ripreso fino alla recente riscoperta di questa affascinante corrente filosofica.

I 5 principi fondamentali della filosofia stoica

Passiamo adesso ai 5 principi cardine dello stoicismo: menzionerò altri principi più pratici nella parte dedicata alle pratiche stoiche che ciascuno di noi può adottare nella vita di tutti i giorni.

Principio n. 1 – Concentrati su ciò che puoi controllare

Il celebre Manuale di Epitteto si apre con questo passaggio:

“Tra le cose che esistono, le une dipendono da noi, le altre non dipendono da noi…”.

Epitteto (Manuale)

Si tratta dell’importante concetto della dicotomia del controllo, considerato uno dei più importanti in assoluto: per Epitteto possiamo controllare le nostre opinioni, le nostre avversioni e i nostri desideri… tutto il resto rappresenta la sfera delle cose che non dipendono da noi (tra queste il filosofo inserisce per esempio la ricchezza e la reputazione).

Questo concetto è espresso in modo molto significativo nella Preghiera delle Serenità, un invocazione di chiara ispirazione stoica che è molto popolare tra gli alcolisti anonimi

“Dio concedimi la Serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il Coraggio di cambiare le cose che posso e la Saggezza per conoscerne la differenza”.

— Preghiera della Serenità

La chiave è appunto comprendere la differenza tra ciò che possiamo cambiare o ciò che dobbiamo semplicemente accettare. Un semplice promemoria è il seguente: è in nostro controllo ciò che risiede nella nostra mente: i giudizi, le opinioni, le reazioni emotive e via dicendo. Tutto il resto sfugge purtroppo al nostro controllo.
Quando parleremo delle pratiche da implementare nella tua vita, approfondiremo questo concetto con degli esempi più pratici.

Principio n. 2 – Vivi con areté

Per gli stoici ciascuno di noi dovrebbe vivere con areté (ἀρετή), un termine greco che possiamo tradurre come virtù o eccellenza. Vivere con arete significa diventare la migliore versione di noi stessi e raggiungere il nostro pieno potenziale. È solo colmando il divario che esiste tra ciò che siamo nella realtà e la migliore versione che potremo raggiungere l’eudaimonia, quella vita felice, armoniosa e prospera che costituisce una delle 2 grandi promesse dello stoicismo.

Per riuscire in questo intento, i filosofi stoici ci indicano 4 virtù cardinali:

  1. la saggezza
  2. la giustizia
  3. il coraggio
  4. la temperanza (o auto-controllo)

Principio n. 3 – Controlla le tue emozioni

Nel linguaggio comune il termine stoico ha assunto il significato di privo di emozioni o impassibile, prendendo dunque un’accezione negativa.
In realtà, come suggerisce il docente di filosofia Peter Sellars in Sette brevi lezioni sullo stoicismo, gli stoici antichi non raccomandavano di evitare tutte le emozioni, ma solo quelle negative come l’ira, il risentimento o l’insofferenza.

Per i filosofi stoici le emozioni sono il risultato dei giudizi che formuliamo su ciò che accade e poiché i nostri giudizi entrano nella sfera delle cose che possiamo controllare, ecco che siamo pienamente responsabili delle nostre emozioni perché ne abbiamo il pieno controllo.

Pensiamo alla rabbia, che Seneca nel suo trattato De Ira definisce come una “forma di pazzia temporanea”. Secondo il filosofo romano, l’ira è di solito causata dalle percezione che sia stato fatto un torto. Controllando il nostro giudizio sul fatto che ci sia stato fatto meno un torto, potremo evitare di arrabbiarci e cadere vittima di questa temporaneo stato di follia.
Quando parlerò delle pratiche storiche, vedremo insieme come mettere in pratica questo importante principio.

Principio n. 4 – Vivi secondo natura

Un altro importante principio dello stoicismo è che gli essere umani dovrebbero vivere secondo natura. Ciò significa coltivare ciò che rende diversi dalle altre creature del regno animale: ossia le nostre capacità intellettuali e sociali.
Siamo essere razionali e in quanto tali non dobbiamo cedere agli istinti e comportarci come animali selvaggi. Per gli stoici vivere secondo la natura umana significa

  • usare la ragione
  • fare qualcosa per gli altri e per la società

In questo senso, lo stoicismo ci spinge a coltivare una sorta di altruismo egoista, perché agendo per il bene comune, in realtà porteremo dei benefici non solo agli altri ma anche a noi stessi, permetto di di avvicinarsi a quella migliore versioni di noi di cui abbiamo già parlato.

Principio n. 5 – Assumiti la responsabilità

Il quinto ed ultimo principio cardine riguarda il principio della responsabilità. Abbiamo visto che per diventare la migliore versione di noi stessi ed essere felici dobbiamo vivere con areté e secondo la nostra natura.
Si tratta di due cose che sono assolutamente in nostro controllo. Ne consegue che siamo noi a essere totalmente responsabili di diventare la migliore versione di noi stessi e ottenere quella felicità e prosperità promessa dallo stoicismo.

Per riuscirci, lo stoicismo ci spinge a utilizzare la nostra mente per cambiare il giudizio sulle cose. Nel Manuale di Epitteto leggiamo

Ciò che turba gli uomini non sono le cose ma i giudizi che essi formulano sulle cose”.

Epitteto (Manuale)

Ciò che significa, per esempio, che puoi

  • assumerti la responsabilità di essere felice: per riuscirci devi valorizzare ciò che hai e che sei qui e ora, senza condizionare la tua felicità a una condizione futura.
  • Impegnarti a fare sempre del tuo meglio per raggiungere i tuoi obiettivi: non potrai essere sicuro di raggiungerli, ma almeno ti sarai preso la responsabilità di lavorare su ciò che è in tuo controllo.
  • Reagire con grinta e forza d’animo quando ti capita qualcosa di negativo: non puoi evitare certi eventi purtroppo, ma puoi evitare il vittimismo e la ricerca di colpevoli esterni, assumendoti la responsabilità di reagire nel modo più adeguato e costruttivo.

Questo principio ha un forte legame con la psicologia positiva e la teoria del suo fondatore Martin Seligman secondo cui siamo responsabilità della nostra felicità e ciascuno di noi può imparare a essere felice.

Essere stoici: le pratiche dello stoicismo da adottare nella tua vita

Lo stoicismo ha una dimensione molto pratica e concreta ed è opinione diffusa che il motivo della sua riscoperta e attuale popolarità sia dovuto alla possibilità di applicare i precetti di questa corrente nella vita di tutti i giorni.

Esistono, infatti, una miriade di pratiche ed esercizi di cui ciascuno di noi può servirsi per migliorare vari aspetti del nostro quotidiano. Di seguito, parlerò di quelle che ritengo più utili e concrete.

Pratica n. 1 – Rifletti sulla giornata appena trascorsa

Nelle Diatribe di Epitteto leggiamo:

“Non accogliere il sonno sui delicati occhi prima di aver riflettuto su ciascuna delle azioni compiute durante la giornata. ‘In che cosa ho errato?’ ‘Che cosa ho fatto?’. ‘A quale dovere ho mancato?’
Comincia da lì e prosegui l’esame; e poi biasima quel che hai fatto di basso e gioisci per ciò che hai fatto di buono”.

Epitteto (Diatribe)

Ecco un esercizio che ciascuno di noi può integrare nella propria routine serale. Prima di andare a letto, dovremmo esaminare gli eventi della giornata appena trascorsa e in particolare i nostri comportamenti e le nostre reazioni. Anche Seneca ci parla di questa abitudine:

“Io mi avvalgo di questa possibilità e mi metto sotto processo ogni giorno. Quando hanno portato via la lucerna e mia moglie, che conosce la mia abitudine, tace, io scruto l’intera mia giornata e controllo tutte le mie parole e azioni, senza nascondermi nulla, senza passar sopra a nulla”.

Seneca (De Ira)

Possiamo esaminare la giornata appena trascorsa in forma schematica, rispondendo a qualche semplice domanda, proprio come Epitetto ci invita a fare nel passaggio menzionato più sopra:

  • Cosa ho fatto bene oggi?
  • Cosa ho fatto male o avrei potuto fare meglio?
  • Come posso fare per migliorare la prossima volta?

In una prospettiva di crescita, personalmente mi pongo anche altre due domande:

  • cosa ho imparato oggi?
  • in quale aspetto sono migliorato?

Questa analisi introspettiva è fondamentale nella filosofia stoica: queste riflessioni sulla giornata appena trascorsa potranno aiutarti molto in una prospettiva di crescita personale. Una possibilità è rispondere a questa domande in forma scritta, adottando la popolare pratica del journaling, ossia quella di tenere un diario personale in cui annotare idee, appunti e riflessioni di vario tipo.

Pratica n. 2 – Parla poco e bene e ascolta molto

Un altro consiglio da applicare nella vita di tutti i giorni è quello di parlare meno ed ascoltare di più. Basta soffermarsi sulle nostre conversazioni quotidiane, per renderci conto quanto la maggior parte di noi ami parlare. All’opposto, pochi ascoltano davvero gli altri e spesso ci rendiamo conto che il nostro interlocutore non sta davvero prestando attenzione a ciò che diciamo. Sta semplicemente aspettando il suo turno per parlare. A tal proposito Epitteto diceva:

Stai per lo più in silenzio, o parla quel tanto che è necessario, esprimendoti concisamente. E le rare volte che le circostanza ti invitano a dire, parla, sì, ma non, come suol dirli del più e del meno (…)”.

Epitteto (Diatribe)

In particolare, secondo Epitteto dovremmo evitare i pettegolezzi, le chiacchiere frivole e i paragoni con gli altri. Allo stesso tempo, dovremmo capire che a nessuno importa ascoltare chi parla sempre si sé. Sempre Epitteto ci spiega:

“Conversando con gli altri, evita di ricordare troppo spesso e smodatamente certe tue azioni o certi pericoli che hai corso. Infatti, non è piacevole per gli altri ascoltare le tue avventure, quanto lo è, invece, per te il raccontarle”.

Epitteto (Manuale)

Quando la smettiamo di parlare sempre, lasciamo spazio all’ascolto dell’altro. È sempre più raro trovare una persona che ci ascolti davvero, che tenti di capire cosa vogliamo comunicare attraverso le nostre parole. Ascoltare in modo empatico gli altri potrà avere tanti effetti benefici tra cui

  • migliorare le tue relazioni: quando il tuo interlocutore si rende conto di essere ascoltato, apprezzerà la tua compagnia e darà più valore al vostro rapporto.
  • rendere la tua vita più interessante: ascoltando potrai apprendere dagli altri che tenderanno ad aprirsi di più con te e a raccontarti cose più interessanti.
  • potrai apprendere e migliorare: come ben spiega Jordan Peterson nel suo libro 12 regole per la vita, noi già sappiamo ciò che sappiamo per cui la sua nona regola recita Pensa sempre che la persona con cui parli può sapere qualcosa che tu non sai.

È Marco Aurelio nei suoi Pensieri a ricordarci che dovremmo abituarci ad ascoltare gli altri per connetterci empaticamente con il nostro interlocutore.

Abituati a prestare la massima attenzione a ciò che ti si dice e penetra il più possibile nell’anima di chi ti parla”.

Marco Aurelio (Pensieri/Colloqui con sé stesso)

Pratica n. 3 – Blocca la rabbia sul nascere

I filosofi stoici ci insegnano a evitare e dominare le emozioni negative e in particolare la rabbia. Seneca ha dedicato un’intera opera, il De Ira, a ciò che definisce una follia di breve durata.
Per il filosofo romano, la rabbia è sia pericolosa che inutile. Se per esempio una certa situazioni ci fa arrabbiare, la nostra ira non cambierà in nulla quella situazione. L’unica conseguenza della nostra rabbia sarà che staremo male, spesso per un tempo superiore rispetto alla situazione vissuta. È la classica situazione che viviamo quando un litighiamo con un collega o parente: a volte anche a distanza di giorni, la rabbia ci fa rivivere quella situazione, provocandoci sofferenze inutile.

Dovremmo sempre ricordare le già citate parole di Epitteto: ciò che ci turba non sono gli eventi, ma il nostro giudizi intorno a essi. In un altro passaggio del Manuale del filosofo greco possiamo leggere:

Ricorda che non è l’uomo che ti insulta o che ti percuote a farti violenza, bensì il tuo giudizio che questi ti sta facendo violenza. Perciò, quando qualcuno ti irrita, sappi che è la tua opinione che ti ha irritato”.

Epitteto (Manuale)

Come smettere di arrabbiarsi secondo gli stoici?

Detto questo, la domanda spontanea è come evitare di arrabbiarsi nella vita di tutti i giorni? Lo stoicismo ci propone varie soluzioni:

  • Fermarsi un momento e respirare profondamente: invece di partire subito in quarta, dovremmo applicare il classico consiglio di contare fino a 10, magari respirando profondamente per calmarci (a questo proposito puoi consultare il mio articolo sulle tecniche di respirazione per rilassarsi). A volte la migliore soluzione è allontanarti per un po’ in modo da far sbollire la tua ira. Applico spesso questa tecnica con i miei figli: quando esagerano e sento che sto per perdere la pazienza, li avviso che ho bisogno di una pausa e che per un po’ dobbiamo allontanarci.
  • Bloccare la nostra ira sul nascere: come ben spiega Seneca, una volta partita l’ira avrà difficoltà a fermarsi. Meglio, dunque, soffocarla sul nascere, imponendosi di non reagire con grida e gesti esagerati. All’opposto, Seneca ci invita a rilassare il viso, respirare, rallentare e abbassare la voce in modo da provocare un’allineamento tra la nostra reazione e il nostro stato d’animo.
  • Ben analizzare la situazione per capire se la nostra reazione è giustificata: per esempio, in passato mi capitava di arrabbiarmi con i miei figli, non tanto per il loro comportamento ma per il contesto che faceva da cornice al loro comportamento. Non era la loro insistenza o impazienza a provocare l’ira, ma la mia irritabilità o assenza mentale: magari mentre mi chiedevano qualcosa, io pensavo un problema di lavoro da affrontare o a una discussione sgradevole. Ora cerco sempre di analizzare la situazione per capire la mia rabbia è davvero giustificata in quel momento e mi concento sul qui e ora.

Pratica n. 4 – Fai sempre del tuo meglio

Un’altra pratica stoica molto utile riguarda il raggiungimento degli obiettivi. Il principio della dicotomia del controllo ci insegna che nella vita ci sono cose sui cui esercitiamo un’influenza e altre che invece sfuggono al nostro controllo.
Come suggerisce il docente di filosofia William Irvine nel suo libro L’antica arte di saper vivere, possiamo riformulare questa dicotomia in termini di una tricotomia. Per Irvine ci sono infatti:

  1. Le cose sui abbiamo un controllo assoluto: per esempio, il nostro carattere, i nostri valori e il giudizio su ciò che ci accade
  2. Altre cose su cui non abbiamo alcun controllo: come il sorgere del sole, la pioggia e altri fenomeni naturali
  3. E le cose su cui abbiamo un controllo parziale: come raggiungere un determinato obiettivo.

È chiaro che non ha senso interessarsi alle cose che non possiamo controllare e che dovremmo invece concentrarci su tutte le cose sulle quali possiamo esercitare un controllo assoluto. Ma cosa fare delle cose su cui abbiamo un controllo solo parziale?

L’esempio classico riguarda il raggiungimento degli obiettivi. È in nostro controllo stabilire un determinato obiettivo. Raggiungerlo è però qualcosa di diverso, perché in gioco rientreranno dei fattori che non possiamo controllare. Nella pratica stoica, è consuetudine parlare dei nostri progetti aggiungendo la cosiddetta clausola di riserva e il motto fato permettendo: “raggiungero questo obiettivo, fato permettendo”, “supererò questa prova, fato permettendo”…
Perché gli stoici sanno che nonostante il nostro impegno, potremmo anche non raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Obiettivi interni versus obiettivi esterni

La soluzione è, dunque, porsi degli obiettivi interni e non esterni. Se scriviamo un libro, dobbiamo farlo al meglio delle nostre possibilità, perché non possiamo essere sicuri che sarà letto da tante persone. Se giochiamo a tennis contro un avversario, il nostro obiettivo interiorizzato sarà dare il massimo e ciò potrà limitare la delusione in caso di sconfitta.

Possiamo applicare questa pratica in tutti i nostri progetti: dobbiamo dare il meglio di noi stessi concentrandoci, dunque, sul processo. Per quanto riguarda l’esito finale, dobbiamo essere consapevoli che nessuno può assicurarci che le cose andranno come speriamo: ci sono dei fattori che sfuggono al nostro controllo e dobbiamo accettare questa difficile verità.

Tuttavia, nel momento in cui scegliamo di concentrarci su noi stessi, sul fare del nostro meglio, ci sentiamo subito più sereni e in pace con noi stessi. Poiché il nostro obiettivo è interno, sappiamo che comunque vada noi abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere.

Pratica n. 5 – Pratica la visualizzazione negativa

Attraverso la visualizzazione negativa i filosofi stoici intendevano sviluppare una forma di resilienza rispetto agli inevitabili eventi negativi della vita. Conosciuta anche con il termine latino praemeditatio malorum, questa pratica consiste nel prepararsi al peggio immaginando che avvengano degli eventi spiacevoli. È come una sorta di vaccino rispetto a quegli imprevisti negativi e quei problemi con cui inevitabilmente dobbiamo periodicamente confrontarsi: la visualizzazione negativa ci permette di prepararci ad affrontare con maggiore calma e resilienza le sfide della vita. Per utilizzare le parole di Seneca:

“Anche quando è tranquillo, l’animo si prepari alle difficoltà e, nella prosperità, si rafforzi conto i colpi della sorte”.

Seneca (Lettere morali a Lucilio)

Personalmente, trovo questa pratica molto utile sotto almeno 3 punti di vista:

  1. Resilienza: immaginando una situazione negativa, puoi anticipare come ti sentirai e prepararti emotivamente, diventando quindi più resiliente. Per Epitteto, dobbiamo prepararci per non andare a pezzi ogni volta che capita qualcosa di brutto.
  2. Prudenza: ti permette gestire meglio i rischi e gli imprevisti. Immaginare un evento negativo, ci consente di prendere delle precauzione e magari preparare già un piano B.
  3. Gratitudine: questa pratica ci permette anche di sentirci più grati per ciò che abbiamo. Quando per esempio immagini come sarebbe la tua vita perdendo una persona cara o ciò che già possiedi, la naturale conseguenza sarà dare meno per scontato ciò che abbiamo nella nostra vita. Ti sentirai allora più grato e felice.

Pratica n. 6 – Imponiti un disagio volontario

Il disagio volontario è una tecnica che porta all’estremo la visualizzazione negativa: questa pratica non ci spinge solo a immaginare delle situazioni spiacevoli, ma addirittura a viverle per davvero. Come ben schematizza Jonas Salzberg, autore de Il piccolo libro dello stoicismo, possiamo applicare questa tecnica in 3 modi:

  1. Praticare la povertà temporanea: è un consiglio dato da Seneca, secondo cui bisognerebbe trascorrere qualche giorno al mese come se fossimo caduti in miseria. Possiamo per esempio, scegliere di mangiare con un budget limitato un giorno al mese oppure indossare degli abiti rotti.
  2. Mettersi in situazioni spiacevoli: possiamo applicare la tecnica di biohacking delle docce fredde in inverno oppure non accendere il riscaldamento una sera. Oppure imporsi di usare la mano non dominante (la sinistra per i non mancini) tutto il giorno.
  3. Rinuncia intenzionalmente al piacere: puoi rinunciare alla tua attività preferita per un giorno per fare qualcosa che rimandi da tempo oppure non saltare la colazione seguendo il digiuno intermittente 16/8.

A questo punto, si potrebbe pensare che gli stoici sono dei masochisti. In realtà, tutti questi esercizi mirano a fortificare il nostro animo, a fortificare la nostra forza di volontà e renderci capaci di affrontare le sfide e avversità della vita. Quando dimostri a te stesso che sei capace di fare una doccia fredda o digiunare per 16 o 24 ore, allora sentirai di avere più fiducia in te stesso e capacità a gestire le situazioni difficili.

Pratica n. 7 – Diventa impermeabile alle offese

Nessuno ama essere insultato o offeso e spesso le nostre reazioni sono molto veementi quando ci sentiamo attaccati. Lo stoicismo ci aiuta ad affrontare gli insulti senza cedere alla rabbia o al risentimento. Esistono varie strategie per far fronte a un insulto e tra esse possiamo citare:

  • umorismo: in generale rispondere con umorismo a qualcuno che tenta di insultarci è molto efficace, perché la persona che ci ha insultati non se lo aspetta.
  • disinnesco dell’insulto: possiamo vedere l’insulto come una freccia scagliata contro di noi che raggiunge il suo scopo solo se decidiamo di togliere la nostra armatura. Se ignoriamo l’insulto e non lo consideriamo offensivo, la nostra armatura fermerà la freccia. Se invece, ci offendiamo, è come se togliessimo l’armatura per farci ferire dalla freccia.
  • collegare l’insulto alla persona che offende: se rispettiamo la persona che ci ha offesi, allora possiamo sforzarci di comprendere se la persona intendeva davvero offenderci (spesso non è così) e magari trasformare una critica offensiva in un’occasione per crescere e migliorarsi. Se, invece, la critica proviene da una persona che non stimiamo o che non conosciamo (come avviene sui social), allora dovremmo semplicemente ignorarla. Personalmente, applico un insegnamento che ho appreso da Miguel Ruiz che nel suo libro I quattro accordi spiega che un insulto definisce la persona che insulta piuttosto che chi è insultato.
  • aspettarsi di essere offeso: spesso ciò che fa male di un insulto è che ci prende di sorpresa. Se invece ci prepariamo a essere insultati, allora ecco che uno degli elementi più pericolosi di un insulto viene disinnescato. A questo proposito c’è un passaggio dei Pensieri di Marco Aurelio che amo molto:

“Dal mattino comincia a dire a te stesso: mi capiterà d’incontrare un curioso, un ingrato, un prepotente, un imbroglione, un invidioso, un asociale. Tutti questi vizi derivano dalla loro ignoranza del bene e del male.”

Marco Aurelio (Pensieri/Colloqui con sé stesso)

Non è semplice applicare questa pratica, ma con un po’ di allenamento si può davvero diventare impermeabili alle offese, accettandole come un vero stoico.

Pratica n. 8 – Concentrati sul presente

Partiamo dalle parole di Marco Aurelio:

“E ricordati inoltre che ognuno di noi vive solo questo breve istante che è il presente, il resto è già vita passata, o incerto avvenire. Breve è quindi il tempo che ognuno di noi vive”.

Marco Aurelio (Pensieri/Colloqui con sé stesso)

L’imperatore filosofo ci esorta a concentrarsi sull’unico tempo che viviamo realmente, il presente. Si tratta di un insegnamento che ritroviamo anche nel mondo della mindfulness e della crescita personale.

Gli stoici avevano un rapporto fatalista rispetto al passato: non potendo influire su ciò che è già accaduto, non possiamo far altro che accettarlo e magari tentare di apprendere da esso. Qualsiasi cosa faremo, il passato non cambierà.

Per vivere con maggiore serenità rispetto a ciò che accade, secondo Epitteto dovremmo smetterla di desiderare che gli eventi si conformino ai nostri desideri, ma iniziare a desiderare ciò che accade. Si tratta di un altro importante concetto, a cui spesso ci si riferisce come amor fati, ossia amore del proprio destino.

Potrebbe sembrare una forzatura, ma in realtà questo atteggiamento fatalista è molto efficace per sentirci più grati rispetto a ciò che abbiamo. Invece di desiderare sempre che la situazione sia diversa, il fatalismo degli stoici ci permette di valorizzare ciò che abbiamo già, renderlo più desiderabile e di conseguenza sentirsi più felici e appagati. E tra le cose più preziose che abbiamo c’è proprio il qui e ora, quel momento presente che possiamo sfruttare per essere più felici o magare influire sul futuro.

Le nostre azioni possono essere ostacolate, ma non può esserci impedimento alle nostre intenzioni o alla nostra disposizione d’animo. Perché possiamo modificarci e adattarci. La mente adatta e converte ai suoi scopi gli ostacoli al nostro agire. L’impedimento all’azione fa progredire l’azione. Ciò che sta sulla strada diventa la strada”. (Libro V, 20)

Pratica n. 9 – Scegli attentamente le tue compagnie

Le persone con cui interagiamo hanno un’influenza sul nostro modo di pensare e di essere. È il classico consiglio di abbandonare le cattive frequentazioni per evitare che la mela marcia contamini la mela buona. In un passaggio molto creudo e diretto, Epitteto dice:

“Sappi, infatti, che se il compagno di uno è sporco, anche questo che lo frequenta necessariamente si sporcherà, per quanto sia, per parte sua pulito”.

Epitteto (Diatribe)

Le parole del filosofo greco non devono essere interpretare in modo letterale: se frequentiamo persone sporche dentro, frivole o negative, finiremo per essere contagiati. È un consiglio che nel mondo della crescita personale viene spesso espresso attraverso una famosa citazione di Jim Rohn: “Tu sei la media delle 5 persone che frequenti di più”.

La soluzione è scegliere con maggiore attenzione le nostre compagnie, tentando di frequentare persone che ci tirano verso l’alto, che hanno un’atteggiamento positivo e costruttivo e che sono, in un certo senso, migliori di noi. Solo in questo modo potremmo crescere e diventare una migliore versione di noi stessi.

Pratica n. 10 – Accetta l’idea che la vita è piena di sfide

Per diventare più resiliente, devi accettare l’idea che la vita è piena di sfide e difficoltà. Ricorda sempre le parole di Marco Aurelio:

“La vita assomiglia più a una lotta che a una danza”.

Marco Aurelio (Pensieri/Colloqui con sé stesso)

Non possiamo farci nulla: le nostre vite non sono semplici. Purtroppo i problemi ne fanno parte integrante. L’unica cosa che possiamo fare è considerare in modo diverso queste sfide. In particolare, le sfide sono delle occasione per temprarci e sviluppare una maggiore forza interiore. Epitteto spiega che le difficoltà ci mostrano il vero valore di un uomo, tirandone fuori il meglio:

“Sono le difficoltà che mostrano gli uomini. Di conseguenza, quando ti imbatti in una difficile circostanza ricordati che Dio, come un allenatore, ti ha messo di fronte a un giovane e impetuoso avversario”.

Epitteto (Diatribe)

Seneca va oltre e spiega che è sfortunato colui che non ha avuto sfide da affrontare nella vita:

“Ti giudici miserabile, perché non sei stato mai miserabile. Hai attraversato la vita senza imbatterti in un avversario: nessuno saprà di che cosa saresti capace, neppure tu”.

Seneca (Lettere morali a Lucilio)

Altre pratiche stoiche nelle opere degli stoici

L’elenco delle pratiche da applicare potrebbe essere ben più lungo. Se ti va di conoscerne altre, troverai altri utili insegnamenti da mettere in pratica in queste mie sintesi:

Come essere stoici: piano d’azione per diventare uno stoico moderno

Dopo aver passato in rassegna i principi dello stoicismo e presentato le pratiche stoiche da adottare nella nostra vita, vorrei lasciarti con un piano d’azione preciso per mettere in pratica tutto ciò che abbiamo visto insieme. Ecco 3 azioni concrete che puoi intraprendere per diventare uno stoico moderno:

  1. Scegli una delle pratiche stoiche di questa guida e sperimentala: scegli quella che ti sembra più fattibile e utile nel tuo caso specifico. Potrai in seguito testare altre tecniche dello stoicismo.
  2. Pensa come si sarebbe comportato uno stoico: personalmente utilizzo spesso questa strategia, quando mi sento in difficoltà o devo affrontare un periodo di stress. Cerco di immaginare come si comporterebbe Marco Aurelio o quale consiglio mi darebbero Epitteto o Seneca. Spesso apro uno dei loro libri per trovare conforto e qualche parla carica di saggezza e devo dire che funziona nella maggior parte dei casi
  3. Leggi un libro sullo stoicismo e un’opera stoica: in particolare, ti consiglio di leggere Il piccolo libro dello stoicismo di Jonas Salzberg e in seguito un’opera scritta da un filosofo stoico come Colloqui con sé stesso/Pensieri di Marco Aurelio. E se hai voglio sul blog consiglio altri libri sullo stoicismo.

Buon applicazione dei principi stoici e buona crescita!

Bibliografia

Per preparare questa guida mi sono ispirato a varie opere di filosofi stoici nonché da libri sullo stoicismo. In particolare:

  • Pensieri, Marco Aurelio, Mondadori, 2016.
  • Tutte le opere, Epitteto, Bompiani, 2009.
  • Lettere morali a Lucilio, Seneca, Mondadori, 2018.
  • L’ira (De Ira), Seneca, Rusconi, Libri, 2021.
  • Sette brevi lezioni sullo stoicismo, Jonathan Sellars, Einaudi, 2019.
  • Come essere stoici. Riscoprire la spiritualità degli antichi per vivere una vita moderna, Massimo Pigliucci, Garzanti, 2017
  • Il piccolo libro sullo stoicismo, Jonas Salzgeber, Odoya, 2021.
  • L’antica arte di saper vivere, William Irvine, Piano B Edizioni, 2022.



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