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12 regole per la vita di Jordan Peterson: sintesi e recensione

    “12 regole per la vita” di Jordan Peterson è un libro di crescita personale che intreccia abilmente storia, religione, filosofia, scienza, letteratura e psicologia con l’obiettivo di spiegarci come “vivere bene” e far fronte alla nostra esistenza che è spesso permeata di caos, sofferenza e difficoltà.
    La genesi del libro è alquanto interessante: Peterson aveva l’hobby di rispondere alle domande postate su Quora ed un giorno stila una lunga lista di regole per rispondere al quesito “Quali sono le cose più importanti che tutti dovrebbero sapere?”. La sua risposta diventa virale ed un editore propone a Peterson di selezionare 12 regole per inserirle in un libro che sarebbe diventato il best-seller mondiale che tutti conosciamo (oltre 5 milioni di copie vendute).
    In questo articolo, ti propongo una sintesi e recensione di “12 regole per la vita” di Jordan Peterson.

    La scheda del libro “12 regole per la vita” di Jordan Peterson

    12 regole per la vita - copertina italiana
    La copertina dell’edizione italiana di “12 Rules for Life”, tradotto con “12 regole per la vita”

    Titolo italiano: 12 regole per la vita. Un antidoto al caos.
    Titolo in inglese: 12 Rules for Life: An Antidote to Chaos
    Autore: Jordan Peterson
    Anno: 2018 (USA), 2021 (Italia)
    Numero di pagine: 409
    Categoria: Crescita Personale
    Link per acquistare il libro :
    Amazon (versione italiana)
    Il Giardino dei libri (versione italiana)

    Per chi è “12 regole per la vita” di Jordan Peterson

    Tutti potrebbero trarre giovamento dalla lettura di “12 regole per la vita”, ma questo libro potrà rivelarsi particolarmente interessante per

    • le persone che si sentono un po’ perse di fronte alle difficoltà e problemi della vita;
    • i genitori che vogliono porsi domande rispetto al proprio modello educativo;
    • chiunque sia in cerca di ispirazione per migliorare la propria vita.

    La trama di “12 regole per la vita”: il libro in un paragrafo

    Caos e sofferenza sono una parte integrante della vita. Per mettere ordine nelle nostre esistenze, caratterizzate spesso da sofferenza e perdita di senso, abbiamo bisogno di regole, standard e valori. In particolare, Jordan Peterson ci presenta 12 regole di vita che possono aiutarci a (ri)trovare quel significato che giustifichi le nostre inevitabili sofferenze e a tollerare la nostra fragilità e mortalità.

    L’autore: Chi è Jordan Peterson

    Jordan Peterson, autore di 12 regole per la vita
    Jordan Peterson, autore di “12 regole per la vita”, si è fatto conoscere per le sue posizioni controverse su alcuni temi sensibili. Docente di psicologia clinica, è oggi un autore ed intellettuale molto conosciuto.

    Jordan Peterson, docente di psicologia clinica all’Università di Toronto, è diventato nel tempo uno scrittore di successo ed un intellettuale molto influente. La sua notorietà aumenta moltissimo nel 2016 in seguito alla pubblicazione di un video, diventato poi virale, in cui critica una controversa legge canadese sull’utilizzo dei pronomi di genere.
    Peterson inizia poi a caricare video e lunghe lezioni su YouTube, attirando rapidamente un vasto seguito di persone (7 milioni di abbonati su YouTube al momento in cui scrivo). La sua fama mondiale aumenta anche grazie alla controversie in cui è coinvolto, spesso a causa delle sue posizioni molto forti che non temono di trasgredire i codici del “politically correct” e del conformismo. Chi si interessa davvero a Peterson, scopre che si tratta di un personaggio ben più complesso dell’intellettuale conservatore descritto dai media.


    La pubblicazione di “12 regole per la vita: Un antidoto al caos” nel 2018 permetterà a Peterson di diventare ancora più famoso, soprattutto a livello internazionale. Il libro diventa rapidamente un best-seller con oltre 5 milioni di copie vendute.

    Non si tratta del primo libro dell’intellettuale canadese che nel 1999 aveva già pubblicato “Maps of Meaning”, un saggio che esplora come le persone danno significato alla vita e perché tale processo è importante. Dopo il successo di “12 regole per la vita” Peterson decide di proporre una sorta di sequel con “Oltre ordine.12 nuove regole per la vita”.

    Sebbene abbia scritto due manuali contenenti ben 24 regole di vita, è importante notare che Peterson non si erge mai a guru onnisciente che ha la pretesa di conoscere tutte le soluzioni. È lui stesso tormentato dai problemi che descrive: ha sviluppato una dipendenza rispetto agli ansiolitici che prendeva e sua figlia, sua moglie e lui stesso hanno avuto gravissimi problemi di salute. In uno dei suoi video Peterson afferma umilmente che lui stesso sta cercando di dare un senso a questa nostra complicate esistenza:

    “Quando faccio lezione, penso. Non sto cercando di dirvi quello che so per certo. Perché ci sono molte cose che non so con certezza. Sto solo cercando di dare un senso a tutto questo e lo faccio da molto tempo”.

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    “12 regole per la vita” (riassunto in italiano): le idee principali

    Il libro contiene 12 regole che forniscono il titolo al rispettivo capitolo:

    1. Stai dritto, con le spalle bene indietro
    2. Tratta te stesso come fai con chi si affida a te
    3. Scegli amici che vogliono il meglio per te
    4. Confrontati con chi eri ieri invece di paragonarti a qualcun altro
    5. Non permettere che i tuoi figli facciano qualcosa che te li farà piacere di meno
    6. Fa’ che casa tua sia in perfetto ordine prima di criticare il resto del mondo
    7. Ricerca il senso non il vantaggio personale
    8. Di’ la verità, o almeno non mentire
    9. Pensa sempre che la persona con cui parli può sapere qualcosa che tu non sai
    10. Parla con precisione
    11. Lascia in pace i ragazzi che fanno skate
    12. Se incontri un gatto per strada, fermati ad accarezzarlo

    Analizziamo più dettagliatamente le lezioni di vita trasmesse che Jordan Peterson ha incluso nel suo fortunato libro.
    Puoi anche ascoltare la versione podcast in 2 parti:

    REGOLA #1 – Stai dritto, con le spalle bene indietro

    Per illustrare la prima regola, Peterson parla di un animale a cui non pensiamo molto di solito (tranne quando è nel nostro piatto): l’aragosta. In seguito ad un conflitto tra due aragoste, l’individuo perdente subisce delle conseguenze psicologiche molto profonde e durature. Perde fiducia in sé stesso (tanto da non volere più battersi), i suoi livelli di serotonina diventano bassissimi e assume una postura da perdente. Al contrario, le aragoste che diventano dominanti mostrano maggiore sicurezza, dei livelli di serotonina molto elevati e una postura che lascia trasparire sicurezza e forza.

    Osserviamo le stesse dinamiche in tutte le specie animali e gli essere umani non costituiscono un’eccezione. Così come accade nel regno animale, le persone che possiedono uno statuto sociale alto hanno maggiore successo, vivono nei posti migliori, mangiano cibo di maggiore qualità e hanno un più grande numero di opportunità in termini di contatti sessuali e amorosi. L’opposto sarà vero per chi si colloca ai livelli più bassi della gerarchia sociale.

    Il nostro status sociale si riflette nel modo in cui gli altri ci trattano e ha un impatto pesante sulla nostra autostima. Questa mancanza di autostima si esprime anche attraverso il linguaggio del corpo. La ricerca ha dimostrato che se ci viene chiesto di assumere un’espressione triste, allora ci sentiremo più tristi mentre un’espressione facciale più allegra o un sorriso saranno in grado di farci sentire più felici.
    Questo circolo virtuoso si esprime anche nei rapporti sociali: se la tua postura è scorretta (spalle basse, petto in dentro, e testa in giù), allora ti sentirai piccolo, sconfitto ed inefficace. E gli altri avvertiranno questa situazione, trattandoti da perdente o inferiore.

    L’impatto della postura

    Per non ritrovarsi in questa situazione, l’autore ci consiglia di adottare la prima regola: Stai dritto, con le spalle bene indietro. Quando assumiamo una posizione di questo tipo, si producono due conseguenze:

    • mostriamo a noi stessi ed agli altri una maggiore fiducia e sicurezza
    • ci assumiamo maggiori responsabilità.

    Si tratta di una regola molto interessante e che trova eco in alcune lezioni di crescita personale che ho potuto apprendere ed varie esperienze della mia vita. Sono cresciuto in un quartiere molto difficile e durante elementari e medie ho vissuto in contesti dove violenza e bullismo erano all’ordine del giorno. Ebbene credo che il consiglio e l’esempio dei miei genitori di non fare mai “spallucce” e non mostrare di avere paura mi abbia aiutato molto a non attirarmi troppi problemi.

    Questa cosa mi è rimasta anche quando ho avuto dei grossi problemi con un insegnante al primo anno di ginnasio e più tardi quando mi sono scontrato con la “violenza’ del mondo aziendale: non mi sono mai mostrato remissivo e in soggezione anche quando ho avuto a che fare con un ignorantissimo titolare di un’azienda che trattava i suoi dipendenti come schiavi. Sono fiero di aver tenuto la testa alta e le spalle ben salde anche quando avevo meno maturità ed esperienza rispetto ad ora.

    Ecco, dunque, cosa ci consiglia Peterson per applicare questa prima regola:

    “Quindi cura attentamente la tua postura. Smetti di abbassarti e di rannicchiarti. Parla con la tua testa… Cammina a testa alta e guarda dritto davanti a te. (…). Le persone, incluso te stesso, inizieranno a pensare che sei competente ed abile. (…). La tua conversazione sarà più fluida, con meno pause imbarazzanti. Ciò ti darà maggiore probabilità di incontrare persone, interagire con loro e impressionarle. Fare questo non solo aumenterà la possibilità genuina che migliori cose ti accadano – farà anche in modo che vivrai meglio queste belle cose quando ti accadono”.

    REGOLA #2 – Tratta te stesso come fai con chi si affida a te

    Per la seconda regola, Jordan Peterson parte da una constatazione: la maggior parte di noi è molto più brava ad aiutare gli altri di quanto non lo sia ad aiutare se stessa.
    Abbiamo imparato dalla Bibbia che dobbiamo amare il prossimo come noi stessi. Ebbene, dovremmo applicare questa esortazione non solo per gli altri ma anche per noi stessi. La verità è che abbiamo tendenza a prenderci cura dei nostri animali domestici meglio di quanto facciamo con noi stessi. Quando il nostro cane è malato, seguiamo alla lettera le indicazioni del veterinario. All’opposto, quando siamo noi ad essere malati, spesso non seguiamo le prescrizioni del medico.

    Per Peterson questo atteggiamento è il retaggio di una cultura cristiana che ci ha insegnato tra le altre cose che siamo stati cacciati dal Giardino dell’Eden e che il figlio di Dio si è sacrificato per noi. Per questo da un lato non ci sentiamo meritevoli di rispetto e dall’altro abbiamo assimilato la nozione che dobbiamo sacrificarci per gli altri. Ovviamente esistono le persone egoiste che non hanno questo problema, ma secondo Peterson molti di noi non riescono a prendersi cura di se stessi in modo adeguato. Ovviamente l’autore critica questo modus operandi e scrive:

    “Noi meritiamo un po’ di rispetto. Tu meriti un po’ di rispetto. Sei importante per gli altri, oltre che per te stesso. Hai un ruolo vitale da svolgere nel destino del mondo. Sei quindi moralmente obbligato a prenderti cura di te stesso. Dovresti prenderti cura, aiutare ed essere buono con te stesso nello stesso modo in cui ti prenderesti cura, aiuteresti e saresti buono con qualcuno che ami e stimi.”

    Perché è importante prendersi cura di sé stessi

    Per riuscire a prenderci cura di noi stessi, dobbiamo determinare quali sono i nostri principi, cosa è veramente positivo per la nostra vita e dove stiamo andando. Avere una visione ed una direzione è molto potente e ci aiuterà a trasformare gli ostacoli della vita in opportunità. Ecco la “ricetta” di Peterson:

    • Rafforzare l’individuo
    • Iniziare da te stesso
    • Definire chi sei
    • Affinare la tua personalità.
    • Scegliere la tua destinazione e articolare il tuo Essere.

    L’autore cita Nietzsche per spiegare l’importanza di aver ben chiaro il perché:

    “Colui la cui vita ha un perché può sopportare quasi ogni come”.

    — Friedrich Nietzsche

    Questa regola può rivelarsi particolarmente preziosa per quei genitori che si sacrificano troppo per i propri figli o per quelle persone che in un rapporto di coppia mettono sempre l’altro al primo posto. In queste ed altre situazioni, sarebbe bene ricordarsi che per occuparci delle persone che amiamo, dobbiamo prima di tutto stare bene noi ed in un certo senso imparare a volerci bene. Se crolliamo a livello fisico e psicologico, non potremmo occuparci delle persone di cui ci sentiamo responsabili. È bene tenerlo a mente per ritagliarci ogni tanto del tempo per prenderci cura di noi stessi.

    REGOLA #3 – Scegli amici che vogliono il meglio per te

    Le persone che ci circondano ed in particolare gli amici hanno un impatto enorme sulla nostra vita. Le cattive frequentazioni hanno il potere di spingerci verso il basso, in particolare quando siamo più giovani ed influenzabili. In età adulta spesso rimaniamo amici con persone negative o chiaramente tossiche solo per un opinabile senso di lealtà.

    L’autore ci spiega che non dovremmo essere leali con chi non se lo merita: lealtà non deve essere sinonimo di stupidità. Perché è chiaramente stupido essere amico di persone che rendono il mondo un posto peggiore e che hanno un’influenza deleteria sulla nostra vita.

    Questa regola fa immediatamente pensare a quel famoso passaggio di “7 strategie per la ricchezza e la felicità” in cui Jim Rohn spiega che “siamo la media delle 5 persone che frequentiamo di più”. Maggiore è il numero di persone che ci tirano verso l’alto, migliore sarà la nostra vita. Nel libro leggiamo:

    “È una cosa buona, non egoistica, scegliere le persone che fanno bene a noi. È opportuno e lodevole frequentare persone la cui vita migliorerebbe se vedessero migliorare la vostra. Se vi circondate di persone che sostengono il vostro obiettivo di crescita, non tollereranno il vostro cinismo e la vostra distruttività. Anzi, vi incoraggeranno quando farete del bene a voi stessi e agli altri e vi puniranno severamente quando non lo farete. Ciò contribuirà a rafforzare la vostra determinazione a fare ciò che dovete fare, nel modo più appropriato e attento”.

    Allora, per applicare questo consiglio dovrai analizzare le tue amicizie, eliminando gli amici che possono tirarti verso il basso per focalizzarti su quei rapporti che possono fornirti stimoli e supporto per migliorarti. Non è semplice, anche perché per frequentare persone positive bisogna avere forza, coraggio ed umiltà. Per stare vicino a una persona del genere ci vuole forza e coraggio. Questi amici potrebbero farci sentire inferiori, ma nel tempo ci spingeranno ad emularli e diventare persone migliori.

    REGOLA #4 – Confrontati con chi eri ieri invece di paragonarti a qualcun altro

    Per molti di noi è naturale paragonarsi costantemente agli altri. Abbiamo la tendenza a giudicare la nostra vita non in senso assoluto ma relativo, paragonandoci ad altre persone. Il problema è che ci sarà sempre qualcuno più ricco, più bello, più felice e migliore di noi. E con Internet e i social media, abbiamo persino un maggior numero di persone a cui paragonarci.

    Si tratta di un “gioco” a cui non dovremmo giocare perché il paragone con un’altra persona è assurdo. Siamo persone diverse, che nascono con qualità diverse in famiglie e società completamente differenti. Il paragone è nella maggior parte dei casi senza senso. Pensiamo a tutte queste persone che ostentano ricchezza, felicità e successo sui social. Paragonarci a loro ci spingerà verso sentimenti molto negativi come gelosia, frustrazione e tristezza.

    Per questo motivo, Peterson ci invita ad iniziare a paragonarci con eravamo ieri, con il noi stessi di qualche mese o anno fa. Potremo così osservare i nostri progressi e peggioramenti ed agire di conseguenza. Si tratta di un paragone non solo più sensato ma molto più costruttivo perché il paragone con chi eri ieri ti potrà spingerti a prendere le cose in mano se necessario e migliorarti.

    REGOLA #5 – Non permettere che i tuoi figli facciano qualcosa che te li farà piacere di meno

    Con la quinta regola, Peterson mira a convincere quei genitori che non riescono a porre limiti ai propri figli a cambiare modello educativo. Molti genitori hanno difficoltà a dire no ai propri figli perché hanno paura di piacere ed essere amati meno da quest’ultimi. Vogliono essere amici dei loro figli e sono disposti a sacrificare il rispetto che si deve a un genitore per questo. È sbagliato perché i nostri figli avranno tanti amici nella loro vita, ma solo 2 genitori che sono molto di più che amici. Non dobbiamo cercare di essere amici dei nostri figli, anche perché gli amici hanno un’autorità molto limitata di correggere i comportamenti sbagliati dei nostri figli.

    È compito dei genitori disciplinare un bambino ed insegnare loro a comportarsi in modo che altre persone siano capaci di interagire con loro in modo significativo e produttivo. Il compito di un genitore è preparare i propri figli a vivere in armonia con la società.

    Il motivo è semplice: i bambini poco “socializzati” hanno esistenze terribili ed è quindi compito nostro “socializzarli” in modo ottimale. In altre parole, per l’autore il compito principale di un genitore è insegnare ai propri figli come essere socialmente desiderabili in modo da ottenere opportunità, autostima e sicurezza.

    A questo scopo, dovremmo discutere con il nostro partner di cosa ci piace e non ci piace dei nostri figli. Dopo aver fatto chiarezza, dovremmo fare in modo che si comportino bene, assumendoci la responsabilità di insegnarci la disciplina. Nel libro leggiamo:

    “Dopo tutto, ami i tuoi figli. Se le loro azioni te li fanno piacere di meno, pensate all’effetto che avranno su altre persone, a cui importa molto meno di te. Queste persone li puniranno severamente, per omissione o commissione. Non permettete che ciò accada. È meglio far sapere ai tuoi piccoli mostri cosa è desiderabile e cosa no, in modo che diventino abitanti sofisticati del mondo esterno alla famiglia”.

    Come sto applicando questa regola con i miei figli

    Piccola parentesi personale: da qualche tempo sto applicando questo consiglio con i miei figli perché mi sono reso conto di essere talvolta “troppo amico” con loro e ciò crea confusione nella testa di un bambino. Mi capita, dunque, di dover ricordare loro che anche se giochiamo insieme, io non sono un loro amico. Sono il loro papà e quindi con me devono comportarsi in modo differente. Queste parole stanno producendo i loro effetti e mi trovo molto raramente in situazioni in cui i miei 2 figli esagerano e non si comportano adeguatamente con me.

    REGOLA #6 – Fa’ che casa tua sia in perfetto ordine prima di criticare il resto del mondo

    Per parlarci della sesta regola, l’autore ripete un’affermazione che troviamo varie volte nel libro: “La vita è molto difficile”. Quando si confrontano con le difficoltà, con l’ingiustizia e con i nostri limiti alcune persone possono rimettere in questione tutta la nostra vita e commettere atti ostili contro se stessi (come il suicidio) e gli altri. È una delle spiegazioni dietro atti inspiegabili come il massacro del liceo Columbine: uno dei due killer in quell’occasione aveva scritto che non vale la pena combattere per la razza umana, perché essa va solo uccisa e che niente ha più tanto significato nella vita.

    Per fortuna, ci sono tanti altri esempi di persone che sono riuscite a superare immani difficoltà e a trasformare gli ostacoli in qualcosa di positivo. L’autore spiega che la maggior parte degli adulti che abusano dei bambini sono stati abusati a loro volta da bambini. Tuttavia, la maggior parte delle persone che hanno subito abusi da bambini non abusano dei propri figli. Abbiamo sempre il controllo delle nostre reazioni e possiamo scegliere di seguire gli esempi positivi per mettere ordine nella nostra vita e far fronte alle difficoltà della vita.

    Inizia a fare ordine nella tua vita

    Per riuscirci Peterson ci spiega che dobbiamo partire dalle piccole cose, facendo pulizia nella nostra “casa” e più in generale nella nostra vita. Dobbiamo essere umili e capire che non possiamo amministrare una città o risolvere un grande problema, se prima non abbiamo portato la pace nella nostra casa. È facile cadere nella tentazioni di criticare il mondo e cercare il colpevole per i nostri problemi, ma non è l’atteggiamento più giusto e produttivo. Nel libro leggiamo:

    “Hai sfruttato appieno le opportunità che ti sono state offerte? Sta lavorando sodo per la tua carriera (…)? Hai fatto pace con tuo fratello? Tratti il tuo coniuge e i tuoi figli con dignità e rispetto? Hai abitudini che distruggono la tua salute e il tuo benessere? (…). Hai fatto ordine nella tua vita? Se la risposta è no, ecco qualcosa da provare: Smettila di fare ciò che sai essere sbagliato”.

    Dopo qualche mese o settimana, la nostra vita diventerà molto più semplice e meno complicata. Diventerai allora più forte, più giudizioso e meno triste. Potrai camminare con maggiore fiducia verso il futuro e smetterai di rendere la vita difficile in modo non necessario. E se tutte le persone facessero lo stesso, allora probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore.

    REGOLA #7 – Ricerca il senso non il vantaggio personale

    “La vita è sofferenza. Questo è chiaro. Non c’è verità più elementare ed irrefutabile”.

    È così che si apre il settimo capitolo. Di fronte a tale sofferenza, siamo spesso tentati di prendere la strada più ovvia e comoda per perseguire il piacere e fare ciò che è conveniente. Si tratta di strategie illusorie che non sono appaganti e che alla fine ci faranno sentire vuoti.

    Per questo Peterson ci presenta delle strategie alternative quali il ritardo della gratificazione, il sacrificio ed in generale la ricerca di ciò che è significativo. Nella vita abbiamo la scelta tra la convenienza ed il significato. Solo il significato potrà aiutarci a trovare l’ordine nel caos dell’esistenza ed a sentirci più integrati e realizzati.

    Per puntare sul significato, dovremmo puntare a rendere il mondo un posto migliore, collocando questo obiettivo in cima alla nostra scala di valori. Nel libro leggiamo

    “Il significato è la Via, il sentiero della vita più abbondante, il luogo in cui si vive quando si è guidati dall’Amore e si parla di Verità e quando nulla di ciò che si desidera o si potrebbe desiderare ha la precedenza proprio su questo. Fai ciò che è significativo, non ciò che è conveniente”.

    REGOLA #8 – Di’ la verità, o almeno non mentire

    Molte persone scelgono di mentire agli altri e a se stessi. È una strategia per manipolare il mondo ed ottenere ciò che vogliamo. È cosa fanno venditori ed esperti di marketing di marketing senza scrupoli per persuaderci ed influenzare i nostri comportamenti di acquisto. O il comportamento adottato da coloro che per perseguire i propri scopi falsificano se stessi.

    Quando mentiamo agli altri, iniziamo a vivere una vita-bugia in cui cerchiamo di manipolare la realtà in modo da vedere solo ciò che più ci conviene o vogliamo ottenere. Costruire una vita controllata dall’inganno è molto pericoloso. L’inganno è una forma di bugia che a volte può assumere dimensioni talmente grandi da provocare conseguenze distruttive. Nel libro leggiamo:

    “È l’inganno che rende le persone infelici al di là di quanto possano sopportare. È l’inganno che riempie le anime umane di risentimento e vendetta. È l’inganno che produce le terribili sofferenze dell’umanità: i campi di sterminio dei nazisti, le camere di tortura e i genocidi di Stalin e di un mostro ancora più grande, Mao. È stato l’inganno a uccidere centinaia di milioni di persone nel XX secolo. È stato l’inganno che ha quasi condannato la civiltà stessa. È l’inganno che ci minaccia ancora oggi, nel modo più profondo”.

    Per fortuna, abbiamo una scelta alternativa: la verità. Non è semplice perché vedere la realtà per quello che è richiede tanto coraggio. La vita è difficile e la sofferenza fa parte di essa. Affrontare la realtà scegliendo la verità ci permette di apprendere e migliorare. Per Nietzsche il valore di una persona è determinato da quanta verità può tollerare. Non sei solo ciò che sai ma anche quello che potresti sapere se solo lo volessi.

    Ognuno di noi ha bisogno di obiettivi concreti e specifici per limitare il caso dell’esistenza: vivere nella verità ci permette di raggiungerli più semplicemente. Se accettiamo gli errori, potremmo vedere i nostri limiti ed i nostri errori, tentando di porvi rimedio. Peterson spiega:

    “La verità riduce la terribile complessità di un uomo alla semplicità della sua parola, in modo che possa diventare un partner, anziché un nemico. La verità rende il passato veramente passato e sfrutta al meglio le possibilità del futuro. La verità è l’ultima, inesauribile risorsa naturale. È la luce nelle tenebre. Se la tua vita non è come potrebbe essere, prova a dire la verità. (…). Di` la verità. O, almeno, non mentire”.

    REGOLA #9 – Pensa sempre che la persona con cui parli può sapere qualcosa che tu non sai

    Nessuno ascolta più gli altri. Eppure è incredibile ciò che gli altri possono raccontarti quando si rendono conto di essere ascoltati. Molte persone hanno bisogno di parlare per pensare e riflettere. Il problema è che è sempre più difficile incontrare una persona capace di ascoltare davvero il proprio interlocutore.

    Se iniziamo ad ascoltare qualcosa di magico inizierà ad prodursi: le persone ci diranno le cose più interessanti, assurde ed incredibili ed in tal modo le nostre conversazioni non saranno mai noiose. La verità è che se una conversazione è noiosa e probabilmente perché non stai davvero ascoltando.

    Se vuoi migliorare, devi imparare ad ascoltare. La motivazione fornita da Peterson è assolutamente logica;

    “Tu già sai ciò che sai, dopo tutto — e a meno che la tua vita non sia perfetta, quello che sai non è abbastanza. Rimani minacciato da malattie, autoinganno, infelicità, malevolenza, tradimento, corruzione, dolore e limitazione. Sei soggetto a tutte queste cose, in definitiva, perché sei troppo ignorante per proteggere te stesso. (…). Se ne sapessi abbastanza potresti essere più sano e più onesto. (…). Tuttavia, la tua conoscenza attuale non ti ha reso perfetto né ti ha tenuto al sicuro. Quindi, per definizione, è insufficiente: radicalmente e fatalmente insufficiente”.

    La saggezza non include ciò che già sai, ma la continua ricerca della conoscenza: questa sì è la suprema forma di saggezza. È quanto Socrate invitava a fare quando sosteneva che la sola cosa che sapeva era di non sapere.
    Dovremmo sempre pensare che il nostro interlocutore sa qualcosa che non sappiamo, che può insegnarci qualcosa, magari anche in modo sorprendente.
    Nella mia vita ho imparato tantissimo dalle persone più diverse. Se invece di parlare sempre, inizi ad ascoltare, allora potrai migliorare. Altrimenti ripeterai solo ciò che già sai. L’ascolto ti permette non solo di imparare nuove cose, ma anche di costruire relazioni più forti attraverso l’empatia.

    REGOLA #10 – Parla con precisione

    Il linguaggio è uno strumento molto potente. La nostra mente ed il nostro mondo sono organizzati con il linguaggio, attraverso la comunicazione. A tal proposito non dovremmo utilizzare un linguaggio vago ed impreciso. La precisione ci permette di distinguere un piccolo problema da una terribile tragedia. Essere precisi ci permette di frenare l’immaginazione ed il suo potere di immaginare le cose più terribili.

    Quando raccontiamo a qualcuno cosa abbiamo fatto, stiamo facendo o faremo, dobbiamo cercare le parole corrette. Parole coraggiose, veritiere e precise renderanno la nostra realtà semplice, meglio definita ed abitabile. Detto altrimenti, essere preciso nel linguaggio è uno degli strumenti per far fronte alla complessità dell’esistenza e per trasformare il caos in ordine. Utilizzare un linguaggio vago non ci permette di distinguere una cosa dall’altra, rendendo il mondo troppo complesso per essere gestito.

    Anche nella comunicazione interpersonale, la precisione è fondamentale. Essere precisi nel linguaggio evita i fraintendimenti, riduce i conflitti ed evita problemi con partner, figli, amici, conoscenti e colleghi. Questo insegnamento è collegato ad una lezione appresa in I quattro accordi di Miguel Ruiz: sii impeccabile con la parola.
    Parlare con precisione con noi stessi ci permetterà di capire dove siamo nella nostra vita e dove siamo diretti. La consapevolezza della direzione che stiamo perseguendo darà maggiore significato alla nostra vita. L’autore scrive:

    “Affronta il caos dell’essere. Prendi la mira contro un mare di problemi. Stabilisci la tua destinazione e traccia la tua rotta. Ammetti ciò che vuoi. Di’ a chi ti circonda chi sei. Restringi lo sguardo, guarda con attenzione e vai avanti, con decisione. Sii preciso nel parlare”.

    REGOLA #11 – Lascia in pace i ragazzi che fanno skate

    L’undicesimo capitolo si apre con un aneddoto: l’autore racconta di quando osservava i ragazzi fare skate vicino ad uno degli edifici dell’università di Toronto. Questi ragazzi si divertivano a compiere salti ed effettuare acrobazie spericolate. Ad un certo punto, però, qualcuno ha deciso di installare delle strutture per impedire loro di fare skate in questi posti. Questa decisione ha non solo reso più brutto questo luogo ma rivela una grande mancanza di comprensione dei motivi che portano questi ragazzi a compiere atti di braveria, rendendoli solo più scontenti e frustrati. Nel libro leggiamo:

    “Quando qualcuno afferma di agire secondo i più alti principi, per il bene degli altri, non c’è motivo di supporre che le sue motivazioni siano genuine. Le persone motivate a migliorare le cose di solito non si preoccupano di cambiare gli altri o, se lo fanno, si assumono la responsabilità di apportare gli stessi cambiamenti a se stessi (e per primi). Sotto la produzione di regole che impediscono agli skateboarder di fare cose altamente qualificate, coraggiose e pericolose, vedo il funzionamento di uno spirito insidioso e profondamente anti-umano”.

    A partire da queste riflessioni, l’autore espone una serie di considerazioni personali sul patriarcato e sulle differenze di genere. In particolare, Peterson spiega che la società moderna promuove l’uguaglianza tra uomini e donne ed questo è un bene quando promuove pari opportunità e diritti. Tuttavia l’intellettuale canadese pensa che non dovremmo spingere troppo in là questo discorso negando l’esistenza di differenze biologiche tra uomini e donne. Altra considerazione importante: nella società non è tanto l’appartenenza ad un gruppo a determinare i risultati, ma piuttosto i meriti personali degli individui.

    Riprendendo l’aneddoto dei ragazzi che fanno skate, Peterson ci spiega che è nella natura dei maschi di comportarsi in un certo modo per diventare più forti e duri. Si tratta di un processo, non esente da rischi, che è in un certo senso necessario per passare dallo stadio di ragazzi a quello di uomini.

    “Quando i ragazzi facevano dei testa e coda, stavano anche testando i limiti delle loro auto, la loro abilità di guidatori e la loro capacità di controllo, in una situazione fuori controllo. Quando mandavano al diavolo gli insegnanti, stavano spingendo contro l’autorità, per vedere se esisteva una vera autorità, quella su cui si poteva fare affidamento, in linea di principio, in una crisi. Quando hanno abbandonato la scuola, sono andati a lavorare come rozzi rigattieri quando c’erano quaranta maledetti gradi sotto zero. Non è stata la debolezza a spingere tanti di loro fuori dalle aule, dove probabilmente li attendeva un futuro migliore. È stata la forza”.

    In altre parole, Peterson crede che non dovremmo sempre tener lontano dal pericolo i nostri figli o condannare alcuni comportamenti. Nel proteggere i più giovani non dovremmo interferire con quel processo fondamentale che li aiuta a diventare uomini, ed in particolare uomini forti. Perché nella nostra società, non c’è spazio per uomini deboli o molli. Peterson conclude il capitolo con queste parole:

    “Se pensi che gli uomini duri siano pericolosi, aspetta fin quando vedi di cosa sono capaci di fare gli uomini deboli. Lascia i ragazzi tranquilli quando stanno facendo skateboard”.

    REGOLA #12 – Se incontri un gatto per strada, fermati ad accarezzarlo

    Tutte le dottrine religiose hanno come principio basilare l’idea che vivere significa soffrire. Gli essere umani sono fragili: possiamo ammalarci, invecchiamo e rischiamo di crollare sia dal punto di vista fisico che psicologico. È ragionevole, dunque, chiedersi come possiamo essere felici e sentirci realizzati in queste circostanze.

    La verità è che senza i nostri limiti e le nostre sofferenza non potremmo esistere.

    “Se tu avessi già tutto, ovunque, sempre, non ci sarebbe un posto in cui andare o niente per essere. (…). Niente limiti, niente storia. E niente storia, niente esistenza”.

    Come far fronte alle difficoltà della vita

    Senza limiti non può esistere la storia dell’uomo. E quest’idea può aiutarci a tollerare la terribile fragilità dell’esistenza. Una fragilità con cui l’autore si è confrontato in prima persona: all’età di sei anni viene diagnosticata alla figlia di Peterson una grave malattia delle ossa. Inizia un calvario che durerà decenni e che causerà tanta sofferenza sia alla piccola Mikhalia che all’autore in quanto genitore che vede la propria figlia patire dolori, subire operazioni e non poter vivere una vita serena e normale.

    Di fronte alla sofferenza abbiamo essenzialmente 2 strade:

    • pensare che se la vita è sofferenza allora non vale la pena esistere, rischiando di andare verso il suicidio o peggio atti violenti contro gli altri;
    • abbracciare l’idea che la vita richiede delle limitazioni e diventare forti e capaci di sopportare il dolore, le malattie e la perdita.

    La vita non è facile e momenti bui aspettano ciascuno di noi. Proprio per questo, dobbiamo essere capaci di cogliere la bellezza che ci circonda e notare quando ci sono delle piccole opportunità per essere felici o sorridere, persino durante una brutta giornata. Potrebbe essere una bimba che balla, o magare un buon caffè o ancora qualcosa che ti diverte e che ti permette di ridere contro l’assurdità di questa nostra esistenza.
    O ancora l’inaspettato incontro con un gatto che ti guarda, si avvicina, ti fa le fusa e per qualche manciata di secondi ti ricorda che la vita è anche meraviglia, amore, sorpresa, sentimenti, contatto e tante altre cose positive che potrebbero compensare l’incredibile sofferenza che l’accompagna.

    Conclusioni su “12 regole per la vita”

    La vita non è affatto semplice: sofferenza, fragilità e caos sono parte integrante della nostra esistenza. Il più delle volte brancoliamo nel buio e rischiamo di rimanere disorientati e perderci. Per fortuna, abbiamo la possibilità di fare un po’ di luce su questa oscurità e mettere un po’ di ordine. Le 12 regole illustrate da Peterson ci permettono di vivere in equilibrio tra ordine e caos, assumerci la responsabilità delle nostre scelte e condurre un’esistenza più carica di senso.

    Recensione di “12 regole per la vita” di Jordan Peterson

    Ricco di aneddoti personali e lunghe digressioni, “12 regole per la vita” è un densissimo volume che occupa una posizione particolare all’interno dei libri di crescita personale. Peterson ci spiega che la vita è sostanzialmente sofferenza e che rischiamo di continuo di perdere il controllo e di avvicinarci al caos. Ed in modo assolutamente sincero, l’autore non ci propone una ricetta miracolo o una soluzione magica che ci renderà d’improvviso felici e risolverà tutti i nostri problemi: per questo le 12 regole vanno intese come dei semplici supporti per tentare di dare maggiore senso alle nostre vite estremamente complicate.

    Il libro affronta i temi più disparati, spaziando dalle relazioni interpersonale all’educazione dei figli passando per vari consigli per far fronte agli ostacoli della vita ed in definitiva migliorarla. Peterson attinge da autori e fonti diversissime: la Bibbia, Freud, Jung, Nietzsche, Schopenhauer, Dante, Cervantes, Milton, Frankl, Dostoevskij, Tolstoj, Orwell, Shakespeare, Darwin, i fumetti, i film, la soap opera Dallas oltre a varie teorie proveniente dalla psicologia, filosofia e biologia.

    Lo stile di Peterson affascinerà una parte dei lettori, mettendone in difficoltà altri: soprattutto in alcuni capitoli, le lunghe digressioni e le numerose parentesi aperte complicano la lettura. Le 12 regole sono di facile comprensione ma spesso l’autore parte da troppo lontano o devia troppo dall’idea iniziale, rischiando di perdere il lettore o risultare troppo prolisso. In questo senso, il libro avrebbe beneficiato di una maggiore schematicità, magari con una sintesi dei punti salienti alla fine di ogni capitolo o paragrafi più logicamente strutturati. D’altro canto, la forza del libro sta anche in questo stile che riflette la personalità potente, eclettica e controversa del suo autore che non perde l’occasione di assumere quelle posizioni controverse che lo hanno reso molto famoso.

    Un testo molto interessante ma di non facile lettura

    Non è un testo di semplice lettura anche per chi, come me, è un lettore allenato ed appassionato: ho, infatti, preso più in mano il libro, scegliendo di abbandonarlo quando perdevo interesse e concentrandomi sulle parti che mi sembravano più interessanti. Ho finito per apprezzarne l’originalità e la ricchezza di riferimenti culturali, pur non perdendo di vista i limiti e difetti del testo che mi portano a non collocarlo tra i miei libri preferiti di crescita personale.

    La maggior parte degli insegnamenti sono estremamente utili e per questo motivo è di sicuro un libro che tutti gli appassionati di sviluppo personale dovrebbe conoscere, scegliendo le lezioni e gli spunti più adatti al proprio caso.
    Ecco i voti della mia recensione di “12 regole per la vita” di Jordan Peterson:

    Utilità4.5 / 5
    Facilità di lettura3.5 / 5
    Rapporto tempo/benefici4 / 5
    Media4 / 5



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