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Commonplace Book: lo strumento indispensabile per la tua crescita personale

    Tanti anni fa ho iniziato a compilare un mio “commonplace book” che nel tempo si è rivelato uno strumento estremamente prezioso per il mio percorso di crescita personale.

    Partiamo dalle basi: un “commonplace book” è una raccolta personale di appunti, citazioni, note, pensieri ed idee che una persona compila e conserva per un utilizzo futuro. In questo articolo, vorrei spiegarti perché devi assolutamente avere un commonplace book e come muoverti per crearne uno.

    Cos’è un commonplace book

    Possiamo definire il commonplace book come un’antologia personale di appunti in cui raccogliamo tutte quelle idee, informazioni, conoscenze, riflessioni, annotazioni e citazioni tratte da ciò che leggiamo.

    In breve, si tratta di una sorta di quaderno degli appunti o taccuino in cui centralizzare tutte quelle conoscenze che non vogliamo dimenticare e che devono rimanere a nostra disposizione per un utilizzo futuro. Per questo, possiamo definirlo come uno straordinario strumento di apprendimento e crescita. Siamo nell’ambito dei sistemi di Gestione della Conoscenza Personale o per dirla in inglese Personal Knowledge Management (PKM).

    Il termine “commonplace” deriva dal latino locus communis ed indica o un luogo comune (in quanto sostantivo) o qualcosa di banale e comune (come aggettivo). L’accezione dell’aggettivo poco si addice ad uno strumento come il commonplace book, in cui raccogliamo l’opposto di luoghi comuni o cose banali. Si tratta di idee nostre, riflessioni personali, appunti originali e specifici e citazioni che riteniamo interessanti.
    Per questo, possiamo ipotizzare che il termine sia legato al sostantivo e che indichi l’abitudine di raccogliere idee ed appunti in un luogo comune (locus communis o commonplace) di facile consultazione.

    Perché dovresti avere un commonplace book: i benefici

    Prima di spiegarti come creare il tuo commonplace book, è opportuno mettere in evidenza i motivi per cui dovresti avere uno. Ecco i maggiori vantaggi che ho potuto riscontrare in questo quindicennio di utilizzo di un commonplace book:

    1. aiuta a non dimenticare idee, riflessioni e citazioni che ci colpiscono: quando inizi a leggere libri di crescita personale, è fondamentale ricordare ciò che leggi e questo strumento ti offrirà un validissimo aiuto in tal senso.
    2. alimenta la nostra riflessione: mettere per iscritto le idee che ti vengono quando leggi e rielaborare i tuoi appunti alimentano il processo di riflessione.
    3. facilità il ripasso di conoscenze che non vogliamo far cadere nell’oblio: avere uno strumento che centralizza idee e conoscenze per noi importanti, rendere più semplice ed agevole il ripasso
    4. permette un futuro riutilizzo per le nostre creazioni personali: avere a portata di mano o di click citazioni, idee e passaggi importanti ci permette di fare riferimento ad esse quando scriviamo o creiamo qualcosa (molto utile per chi crea contenuti come scrittori, artisti, blogger e chi ha una presenza sui social media)
    5. si tratta di uno strumento indispensabile per il tuo percorso di crescita personale ed apprendimento: senza un commonplace book (o un sistema di gestione della conoscenza) gran parte di quello che leggi, studi ed apprendi finirà nel dimenticatoio. Non puoi basarti sulla tua memoria per conservare le idee e conoscenze che accumuli. Prendere appunti e centralizzarli in un archivio personale è il modo più sicuro ed efficace per trarre il massimo dalle attività che compi per crescere e migliorarti.

    In definitiva, credo che chiunque abbia intrapreso un percorso di crescita personale debba raccogliere e registrare idee, riflessioni, appunti e riflessioni un un commonplace book.

    Come creare il tuo commonplace book: i primi passi

    Iniziare un commonplace book è abbastanza semplice. L’unica domanda che devi porti è se usare un sistema analogico (il classico quadernone degli appunti) o puntare sul digitale (utilizzando un programma per l’elaborazione di testi o un’app per gli appunti).

    Commonplace analogico o digitale?

    Personalmente ho sempre usato il computer: iniziai 17-18 anni fa con un file word, trasferito poi su un Google Doc per passare, infine, ad un app per gli appunti (Evernote prima e Notion poi).

    Conosco esempi illustri di che preferiscono un sistema analogico (gli autori Robert Greene e Ryan Holiday per esempio), ma il mio consiglio è puntare tutto sugli appunti digitali perché sono:

    • ti permettono di ritrovare facilmente i tuoi appunti grazie alla funzione ricerca
    • sono molto più duttile e flessibili perché puoi modificare un appunto già scritto in ogni momento
    • ti consentono di fare riferimento a contenuti più dettagliati e di creare collegamento con altri appunti: correlati
    • sono interattivi e multimediali: con un sistema digitale puoi catturare non solo testi ma anche immagini, video, allegati, schemi, grafici…
    • possono essere consultate ovunque: un’app per gli appunti sincronizza tutto sui vari dispositivi che usiamo.

    Insomma anche se capisco il fascino dell’analogico e so che carta e penna hanno i loro vantaggi, per me oggi non ha senso privarsi dei “super-poteri” degli strumenti digitali.

    Come iniziare il tuo commonplace book: i primi passi

    Vediamo adesso come creare il tuo commonplace book tappa per tappa.

    1) Scegli un’app per prendere gli appunti per il tuo commonplace book

    Hai tante possibilità ma se vuoi guadagnare tempo prova Notion e Evernote e scegli tra queste 2 app. Ricorda che potrai sempre cambiare più tardi (di fatti io sono passato da Evernote a Notion qualche mese prima di scrivere questo articolo.).

    La tua app per prendere gli appunti diventerà il tuo commonplace book digitale: ti servirà per raccogliere ed organizzera i tuoi appunti, le tue idee, le informazioni degne di note, gli articoli che ti colpiscono ed in generale tutte le conoscenze che vuoi ricordare e riutilizzare in futuro.

    Scaricala poi sui dispositivi che utilizzi regolarmente per poter prendere appunti in qualsiasi luogo e momento: personalmente utilizzo essenzialmente computer, smartphone e più raramente il tablet.

    2) Crea le cartelle in cui raccogliere ciò che vuoi ricordare

    È importante iniziare con una buona organizzazione delle varie sezioni del tuo commonplace book digitale. In pratica è come organizzare le cartelle del computer, anche se in alcune app non sono chiamate cartelle.

    Notion, ad esempio, è organizzato in pagine per cui dovrai creare delle macro-pagine in cui andrai ad inserire le varie sotto-pagine o altri elementi. In Evernote hai invece dei taccuini, all’interno dei quali potrai creare altri taccuini.

    Il metodo PARA di Tiago Forte

    Si tratta di una scelta personale che potrai adattare nel tempo. Se vuoi iniziare con una struttura ben definita, puoi usare il metodo PARA illustrato nel libro “Il tuo secondo cervello” di Tiago Forte. Per utilizzare questo metodo avrai bisogno di 4 macro-cartelle principali: Progetti, Aree, Risorse e Archivio. A questa devi aggiungere una cartella essenziale: il cosiddetto Inbox in cui andranno a finire tutti i tuoi appunti prima di attribuirli ad una sezione specifica del commonplace book. Per maggiori dettagli, ti rimando a questo paragrafo in cui spiego come funziona.

    Il mio metodo e sistema personale

    Nel mio caso, da anni seguo sempre la stessa organizzazione che puoi ritrovare in questa immagine presa dal mio Evernote:

    Il mio commonplace book in Evernote
    In Evernote avevo 5 sezioni principali (che corrispondono alle Aree del metodo PARA di Tiago Forte) + l’indispensabile sezione InBox.

    In pratica, in Evernote usavo 6 macro-sezioni o per usare la terminologia di Evernote “taccuini”:

    1. InBox: dove salvo gli appunti in attesa di inserirli in una sezione specifica
    2. Personale: in cui ho tutte le sottosezioni che riguardano la mia vita privata
    3. Lavoro: che contiene progetti e conoscenze legale alle mie attività professionali
    4. Formazione: tutto ciò che riguarda formazione ed apprendimento
    5. Libri: in cui raccolgo appunti, citazioni e liste di libri da leggere
    6. Riassunti di libri: in cui ho tutte le sintesi dei libri che ho letto

    All’interno di una sezione, avevo poi delle sotto-sezioni (nell’immagine si vedono le sottosezioni del taccuino “Libri”). Quando sono passato a Notion, ho ripreso la stessa organizzazione ma ho aggiunto una sorta di pannello di controllo (o dashboard) in cui ho tutte le scorciatoie ed i link che uso di più:

    Da poco ho trasferito il mio commonplace book digitale in Notion
    L’organizzazione che ho adottato in Notion è sintetizzata in questa pagina
    in cui ho le varie sezioni del mio commonplace notebook digitale.

    In pratica, il mio commonplace notebook prevede un InBox, 5 aree principali (Personale, Lavoro, Formazione, Libri, Riassunti di Libri), delle To-do list (liste di cose da fare) ed una serie di Progetti (quelli legati al mio lavoro, al blog o al libro che sto scrivendo).

    Scegli tuo sistema personale ed inizio in modo minimalista

    Come dicevo, sta a te scegliere l’organizzazione che più ti si addice ma il consiglio è di essere minimalista quando inizi ed avere in mente il motto: “meno è meglio”. Ecco come puoi partire:

    • una sezione InBox: l’unica davvero indispensabile
    • delle sezioni legate a progetti o aree per te interessanti: le puoi creare man mano che arricchisci il tuo commonplace book digitale.

    3) Inizia ad arricchire il tuo commonplace book e usalo ogni giorno

    A questo punto, puoi iniziare a raccogliere e salvare tutto ciò che ritieni degno di nota. Le possibilità sono davvero numerose come puoi vedere nella seguente immagine in cui il commonplace book viene indicato come “Secondo Cervello”:

    Strumenti di acquisizione per commonplace book

    Per iniziare in modo più minimalista, ti consiglio di

    1. Aggiungere appunti (direttamente in Notion, Evernote o nell’app che hai scelto) quando hai delle idee o riflessioni che non vuoi dimenticare
    2. Installare un’estensione per il tuo navigatore per salvare gli articoli che vuoi leggere più tardi: scegli tra Pocket o Instapaper
    3. Aggiungere un’estensione per salvare ritagli di pagine web nella tua app di appunti (ossia direttamente nel tuo commonplace book): Evernote ha il proprio Web Clipper così come per Notion puoi installare i plugin Save to Notion o Notion Saver.
    4. Aggiungi eventuali appunti presi mentre leggi libri e che sottolinei
      • se usi Kindle e gli eBook, ritrovi tutto in un quaderno degli appunti messo a disposizione da Amazon
      • se usi un’altra app per leggere eBook, puoi consultare le loro guide per vedere dove si trovano le sottolineature e come puoi esportarle
      • se leggi (anche) libri cartacei, allora puoi utilizzare l’app Readwise (a pagamento ma indispensabile per esportare ciò che sottolinei in modo veloce).

    💡 Leggi la mia recensione completa di Readwise

    Per iniziare il tuo commonplace book digitale, puoi fermarti qui: potrai aggiungere gli altri strumenti di acquisizione in seguito (se ne senti la necessità).

    Facciamo adesso un passo indietro per esplorare insieme le origini dei commonplace book con qualche cenno storico, che ci permetterà di capire che si tratta di un metodo usato da tantissimo tempo.

    Le origini dei commonplace books

    Il commonplace book nell’antichità

    Le origini dei commonplace books sono molto antiche. Elencare in modo esaustivo i vari precursori di questo strumento andrebbe al di là degli scopi di questo articolo, ma possiamo menzionare che oratori, intellettuali e filosofi dell’antica Grecia e dell’impero romano tenevano dei taccuini in cui annotavano idee e riflessioni quotidiane in un “luogo comune”.

    Una pratica simile era diffusa anche in altri paesi come la Cina ed il Giappone1.

    Degli illustri rappresentanti dello stoicismo di epoca romana come Epitteto, Seneca e Marco Aurelio raccomandavano a tutti di tenere una sorta di diario personale.

    Se pensiamo che le celebri “Meditazioni” di Marco Aurelio erano stati concepite in origine come una raccolta di riflessioni personali, possiamo considerare quest’opera come uno dei precursori dei commonplace book che sarebbero diventati molto popolari nel periodo del Rinascimento.
    E proprio uno dei grandi nomi del Rinascimento, Leonardo Da Vinci, descriveva il suo quaderno degli appunti come qualcosa di molto simile ad un commonplace notebook:

    “Si tratta di una raccolta senza ordine, tratta da molti documenti, che ho copiato qui, sperando di sistemarli successivamente ognuno al suo posto, secondo gli argomenti di cui trattano”.

    Leonardo Da Vinci
    Il Commonplace Book di Leonardo Da Vinci: il Codex Arundel
    Ecco una versione digitalizzata del cosiddetto “Codex Arundel”, il quaderno degli appunti del grande Da Vinci. Il manoscritto è stato digitalizzato dalla British Library ed è consultabile online. Anche se scritto in italiano, non è evidente leggerlo perché Leonardo utilizzava la sua tecnica “scrittura a specchio”, con la mano sinistra e il movimento da destra a sinistra.

    Da John Locke ai giorni nostri

    2 secoli più tardi è il filosofo inglese John Locke a pubblicare un’opera che spiega nel dettaglio come tenere un commonplace book. Si tratta di “Méthode nouvelle de dresser des recueils”, pubblicato nel 1685 in lingua francese e poi tradotto in inglese con il titolo “A New Method of Making Common-Place-Book”.
    Non ritengo utile spiegare come funzionava il suo sistema perché ormai superato, ma è interessante sottolineare che John Locke pensava che accedere al commonplace book di qualcuno significava poter accedere ad informazioni fondamentali sul suo autore.


    I commonplace books trovarono grande diffusione nell’Inghilterra del seicento e sono stati utilizzati nel corso dei secoli successivi da molti intellettuali quali Lewis Carroll, Thomas Hardy, Francis Bacon, Virginia Woolf, Mark Twain, Ralph Waldo Emerson e tanti altri.

    Da citare lo “Zibaldone di pensieri” del nostro Giacomo Leopardi, presentato appunto come una raccolta di scritti e riflessioni su argomenti di natura disparata. Nei fatti si tratta più di un diario personale privato che di un vero e proprio commonplace book, ma i legami con questo strumento sono più che evidenti.

    Lo ZIbaldone di Giacomo Leopardi
    Una foto dello “Zibaldone” di Giacomo Leopardi, opera scritta tra il 1817 ed 1832
    e conservata oggi alla Biblioteca Nazionale di Napoli.

    I legami tra commonplace book e marginalia

    Sono altrettanto evidenti i legami tra commonplace book e marginalia, ossia le annotazioni e commenti aggiunti dai lettori a margine di un libro. In un certo senso, i commonplace book ci permettono di raccogliere tutti i nostri marginalia in un luogo comune, per una consultazione più pratica ed efficace.

    Considerazioni finali

    Come abbiamo visto, la pratica di tenere dei taccuini di appunti di questo tipo è sopravvissuta fino ai giorni nostri2 assumendo forme diverse e più strutturate grazie alle accresciute possibilità offerta dal mondo digitale. Ho già citato il metodo del “Secondo Cervello” di Tiago Forte, che altro non è che un sistema per creare un commonplace book digitale.

    In definitiva, il commonplace book è uno strumento indispensabile per la tua crescita ed apprendimento: se non porti avanti qualcosa di simile, ti sprono davvero ad iniziare subito perché potrà davvero fare la differenza (parlo per esperienza personale).




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    Fonti e riferimenti

    1. Nel suo “Il tuo secondo cervello” Tiago Forte spiega: “in Cina esisteva il biji (traducibile più o meno con «taccuino»), che poteva contenere aneddoti, citazioni, melodie, osservazioni di critica letteraria, brevi racconti di fantasia o qualsiasi altra cosa si ritenesse degna di essere registrata. In Giappone, gli zuihitsu (i cosiddetti «racconti del cuscino») erano quaderni di appunti che documentavano la vita di una persona”.
    2. Solo per citare un esempio, Bill Gates condivide i suoi appunti sui libri che legge sul suo sito chiamato appunto “The Gates Notes”.

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