La generazione ansiosa è un libro di Jonathan Haidt che ipotizza una relazione diretta tra l’ondata di malattie mentali adolescenziali e l’utilizzo smodato e troppo precoce di social e smartphone.
Si tratta di un libro estremamente interessante… innanzitutto per chi come me ha dei figli piccoli e vuole comprendere quali sono i rischi associati all’eccessivo utilizzo degli smartphone e dei social. Tuttavia, credo che il tema dell’utilizzo eccessivo degli smartphone debba interessare tutti noi: se i rischi sono certamente più rilevanti per delle giovani menti ancora in fase di sviluppo, l’allarme lanciato dall’autore di questo libro non può lasciare indifferente nessuno, soprattutto chi come noi si interessa alla crescita personale e all’auto-miglioramento.
Come sempre, ti propongo una sintesi dei punti principali del libro e una mia personale recensione.
La scheda del libro La generazione ansiosa di Jonathan Haidt
Titolo italiano: La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli
Titolo in inglese: The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness
Autore: Jonathan Haidt
Anno: 2024 (USA, Italia)
Numero di pagine: 456
Categoria: Salute, Psicologia
Link per acquistare/ottenere il libro :
– Amazon (versione in italiano)
– Il Giardino dei libri
Per chi è La generazione ansiosa di Jonathan Haidt
È libro molto interessante da leggere che consiglio in modo particolare:
- genitori che vogliono comprendere meglio l’impatto della tecnologia sui loro figli;
- insegnanti e governi che cercano soluzioni pratiche per ridurre l’uso eccessivo di smartphone nelle scuole;
- chiunque desideri riflettere su come la tecnologia influenza la nostra vita da adulti.
La trama di La generazione ansiosa: il libro in un paragrafo
Esiste una correlazione diretta tra l’ondata di malessere (ansia e depressione) tra i più giovani e l’utilizzo troppo precoce e intensivo degli smartphone e dei social media. Siamo passati da un’infanzia basata sul gioco a un’infanzia basata sul telefonino e questa Grande Riconfigurazione sta producendo un vero disastro psicologico sulle menti più vulnerabili. È tempo di cambiare le cose e non lascia più influencer e algoritmi modellare le esperienze più formatrici per i nostri figli.
L’autore: Chi è Jonathan Haidt
Jonathan Haidt è uno psicologo sociale e docente di Leadership Etica presso la Stern School of Business della New York University.
Inizia la sua carriera di autore con The Happiness Hypothesis (2016) in cui esplora dei temi cari alla psicologia positiva. Nel suo secondo libro The Righteous Mind (2013), esplora i temi dell’etica e dalla morale in relazione alla politica e alla religione. Nel 2019 firma insieme a Greg Lukianoff The Coddling of the American Mind (2018), in cui sostiene che l’ iper-protezione stia danneggiando gli studenti universitari.
Negli ultimi anni, Haidt ha approfondito il tema l’impatto della tecnologia sulla salute mentale degli adolescenti, argomento centrale del suo best-seller La generazione ansiosa (2024).
La generazione ansiosa (riassunto in italiano): le idee principali
Ecco le idee e gli insegnamenti principali che possiamo ricavare dalla lettura di La generazione ansiosa di Jonathan Haidt. In alternativa alla lettura di questo articolo puoi ascoltare la versione podcast :
Oppure puoi guardare il video sul mio canale YouTube:
IDEA #1 – Un’ondata di malattie mentali adolescenziali
Lo psicologo sociale Jonathan Haidt, autore di questo testo, parte da una constatazione: a partire dal 2010 si è osservato un notevole deteriorarsi della salute mentale degli adolescenti, che stando alle statistiche di diversi paesi, sono diventati più inclini all’ansia, alla depressione, all’autolesionismo e persino al suicidio.
Cosa è successo? Perché le persone nate dopo il 1995 e appartenenti alla cosiddetta Generazione Z sembrano soffrire più comunemente di problemi di ordine mentale, rispetto alle generazioni precedenti?
Per Haidt, non ci sono dubbi: la causa di tutto è il passaggio da un’infanzia fondata sul gioco a un’infanzia basata sul telefonino. L’autore definisce questo fenomeno la Grande Riconfigurazione. Nel libro leggiamo:
Quando gli adolescenti hanno ottenuto gli smartphone, hanno iniziato a trascorrere più tempo nel mondo virtuale. Un rapporto di Common Sense del 2015 ha rilevato che gli adolescenti con un account sui social media dichiaravano di trascorrere circa 2 ore al giorno sui social (…) e quasi 7 ore al giorno di tempo libero (…) sui media digitali. Questa è una trasformazione profonda della coscienza e delle relazioni umane, ed è avvenuta, (…), tra il 2010 e il 2015. Questa è la nascita dell’infanzia basata sul telefono.
La generazione Z è quella più colpita perché si tratta di un gruppo di persone che è entrato nella delicata fase adolescenza intorno al 2010, un periodo di grandi cambiamenti in quanto diverse tendenze tecnologiche convergono: per iniziare la rapida diffusione della banda larga su internet negli anni 2000 che permette di avere un accesso ultra-veloce alla RETE, poi l’arrivo dell’iPhone nel 2007 e nel 2012 la nascita dell’era dei social media iper-viralizzati con il rapido successo di Instagram.
IDEA #2 – Il declino dell’infanzia basata sul gioco
In passato, l’infanzia si fondava essenzialmente sul gioco, in particolare sul gioco fisico, all’aria aperta e con altri bambini. Dopo la scuola i bambini uscivano a giocare insieme, spesso senza supervisione, secondo modalità fondamentali per l’apprendimento e in particolare per imparare a interagire con gli altri. Ne so qualcosa perché già alle media, dopo aver fatto i compiti, uscivo per giocare a calcio nella strada dietro casa con i miei amici. Ogni tanto passava un auto, qualcuno si sbucciava il ginocchio sull’asfalta ma alla fine tutti tornavamo a casa sani e salvi.
L’autore ci spiega che
“Il gioco con un certo grado di rischio fisico è essenziale perché insegna ai bambini come prendersi cura di se stessi e degli altri.”
L’adolescenza e la pubertà sono periodi di rapida riconfigurazione cerebrale… si tratta di uno dei periodi di crescita più importanti, secondo solo ai primi anni di vita.
Le esperienze vissute durante l’adolescenza e la pre-adolescenza sono essenziali per il nostro sviluppo psichico e sociale: dovremmo quindi preoccuparci di queste esperienze e non lasciare che siano influencer e algoritmi a sceglierle per i nostri figli e nipoti. L’autore scrive che
“Lo sviluppo sano del cervello dipende dall’ottenere le giuste esperienze all’età giusta e nell’ordine corretto.”
Purtroppo l’infanzia fondata sul gioco è entrata in declino proprio a causa degli smartphone e dei social che rappresentano una forma di concorrenza fortissima rispetto a tutte le altre esperienze. Se hai interagito con dei bambini o adolescenti avrai di sicuro notato l’incredibile attrazione esercitata dagli schermi sulle loro menti.
In particolare, gli smartphone li risucchiano in un mondo virtuale ricco di stimoli senza fine…la conseguenza è che questi ragazzi preferiscono rimanere incollati ai loro telefoni invece di uscire e giocare interagendo con gli altri.
Secondo Haidt esiste anche un altro fattore che ha favorito il declino dell’infanzia basata sul gioco: si tratta del safetysm, ossia la tendenza di molti genitori a proteggere troppo i loro bambini, impedendo loro di correre quei rischi impliciti nel gioco con i loro coetanei. Per l’autore, si tratta di un blocco delle esperienze che impedisce loro di imparare a superare l’ansia, a gestire i rischi e ad essere autonomi, tutte competenze essenziali per diventare adulti sani e competenti.
IDEA #3 – L’avvento dell’infanzia basata sul telefonino: La Grande Riconfigurazione
Una vita basata sul telefono non è pericolosa solo per i più giovani ma per tutti noi. L’autore ci spiega che il tipo di azioni che vediamo possono tirarci verso l’alto o verso il basso. Essere esposti a comportamenti positivi ci spinge verso l’alto, mentre vedere azioni moralmente ripugnanti ci degrada e ci spinge verso il basso.
In generale, trascorrere troppo tempo sul nostro smartphone ci tira verso il basso, cambiando il nostro modo di pensare, sentire, giudicare e relazionarci con gli altri.
In particolare, i social media sono alla radice di tante emozioni negative come la gelosia, la FOMO, la tendenza a paragonarsi troppo con gli altri, la sensazione di non essere e non avere abbastanza. Anche le interazioni virtuali sono spesso poco sane e deleterie per la nostra salute mentale. E in ogni caso si tratta di relazioni per lo più superficiali: ci si può, infatti, sentire molto soli anche avendo centinaia di amici su Facebook e migliaia di follower su Instagram.
Le interazioni con gli altri nel mondo reale sono fondamentali per sentirsi felici e persino per la nostra salute: è per questo che ho dedicato una delle sei parti del mio libro IN CRESCITA, proprio alle relazioni con gli altri. Non ci può essere benessere o crescita se non ci prendiamo cura dei nostri rapporti interpersonali.
IDEA #4 – La necessità di un’azione collettiva per un’infanzia più sana
Nell’ultima parte, Haidt ci spiega che i genitori possono fare tanto per i loro figli.
Prima di tutto, Haidt spiega che dovremmo essere genitori giardinieri, nel senso che dovremmo creare uno spazio in cui i nostri figli possano imparare a crescere. Questo modello si oppone a quello del genitore carpentiere, che cerca di plasmare e modellare i comportamenti dei propri figli direttamente cadendo spesso nell’iper-protettivismo.
Un buon genitore giardiniere dovrebbe fare 2 cose in particolare:
- dare ai suoi figli molto più gioco libero non supervisionato concedendo una crescente indipendenza e responsabilità.
- ritardare il momento in cui suoi figli hanno il loro primo smartphone o tablet.
Conclusioni: le 4 riforme fondamentali per proteggere i più giovani
Nella conclusioni del suo libro, Jonathan Haidt propone 4 riforme fondamentali per contrastare l’impatto negativo della tecnologia sui bambini:
- Nessuno smartphone prima delle scuole superiori;
- Niente social media prima dei 16 anni;
- Scuole senza telefoni;
- Molto più gioco non supervisionato e maggiore indipendenza nell’infanzia.
A molti potrebbero sembrare delle misure troppo severe o persino drastiche, ma a questo punto dovrebbe essere chiaro che la posta in gioco è davvero molto alta. Perché se, come ipotizza Haidt, questo passaggio dall’infanzia basata sul gioco all’infanzia fondata sul telefonino sta rendendo i più giovani più ansiosi, depressi e infelici, allora non possiamo permetterci di sottovalutare la situazione.
Haidt conclude il suo libro in questo modo:
L’infanzia basata sul telefono ha fallito, portando ansia e isolamento. È ora di interrompere questo esperimento digitale e riportare i bambini al mondo reale.
Recensione di La generazione ansiosa di Jonathan Haidt
È un libro che ho divorato in qualche giorno nonostante le oltre 400 pagine… devo dire che il tema mi interessa tantissimo. Ho due figli di 5 e 8 anni e cerco ogni giorno di proteggerli dagli schermi. Ho permesso loro di guardare la televisione relativamente tardi e oggi la guardano solo nel week-end e sempre a piccole dosi.
È un grande sforzo, perché se c’è un modo per stare tranquillo, si tratta proprio di lasciarli davanti alla TV: ci starebbero all’infinito. Per internet e gli smartphone reputo che sia prestissimo, ma mio figlio più grande già inizia a dirmi che dei suoi amici hanno lo smartphone, seguono degli Youtuber e giocano sul telefono dei propri genitori.
La generazione ansiosa tocca, dunque, nel vivo una situazione con cui molti genitori si confrontano ogni giorno. Joanthan Haidt adotta volutamente dei toni allarmistici e il successo del libro ha generato tanti dibattiti, e ovviamente non sono mancate le critiche. Una delle più ricorrenti è abbastanza condivisibile: Haidt ci spiega che i tassi di ansia e depressione tra gli appartenenti alla generazione Z sono aumentati e formula l’ipotesi che ciò sia accaduto perché questi ragazzi sono stati i primi ad avere un accesso costante e precoce a internet, gli smartphone e i social. In altre parole, prende due fatti correlati e ipotizza che l’uno sia la causa dell’altro. Ma correlazione e causalità sono due cose diverse, per cui si tratta di un’ipotesi che non possiamo dimostrare con certezza.
Personalmente, la reputo un’ipotesi abbastanza plausibile e condivisibile. Già per gli adulti, una vita troppo sbilanciata nel virtuale crea dei problemi: io ho un’opinione positiva di tutto quello che internet ci offre e credo che i social e ci offrano tante possibilità (se usati bene). È fondamentale però imporsi dei limiti sia in termini di modalità che di quantità di utilizzo. E questo vale ancora di più per i più giovani, che devono ancora sviluppare la propria intelligenza emotiva e la cui mente è ancora in fase di formazione.
Per cui sono fondamentalmente d’accordo con le 4 riforme proposte nel libro e ho deciso non solo di adottarle come linee guida per i miei figli, ma anche di promuoverle attivamente attorno a me.
In definitiva, La generazione ansiosa è a parer mio un libro molto istruttivo che ha il merito di stimolare un dibattito assolutamente necessario per genitori, insegnanti, governi ma anche per chiunque voglia essere cosciente dei rischi associati a un utilizzo troppo intenso di smartphone e social.
Ecco i voti della mia recensione di La generazione ansiosa di Jonathan Haidt:
Utilità | 5.0 / 5.0 |
Facilità di lettura | 4.0 / 5.0 |
Rapporto tempo/benefici | 4.5 / 5.0 |
Media | 4.5 / 5 |
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