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Ambrogio Fogar: le sue più grandi lezioni di crescita personale

    La prima volta che ho sentito parlare di Ambrogio Fogar è stato da ragazzino. Mio padre era ed è un suo grande estimatore e ho ancora vivido il ricordo di quando leggeva i libri di Fogar e mi raccontava delle sue grandi imprese. Si tratta di un personaggio che in apparenza ha pochi legami con il mondo della crescita personale. Leggendo i suoi libri, mi sono reso però conto che il percorso, i libri e le imprese di Fogar possono trasmetterci tante lezioni interessanti in materia di sviluppo personale e miglioramento di sé stessi. 

    Tempo di lettura: 10 minuti

    L’autore: Chi è Ambrogio Fogar

    Guardando alcune interviste e leggendo i suoi libri, ho notato che Ambrogio Fogar rifiutava molte etichette che gli venivano appiccicate addosso come navigatore solitario, avventuriero, esploratore… Fogar preferiva definirsi “un uomo normale che realizza delle imprese non ordinarie”.

    Nella prime pagine di “Verso il Polo con Armaduk”, scrive:

    Io sono un uomo comune (non ho mai preteso di essere altro) che, come tutti gli uomini comuni, ha la nostalgia delle grandi imprese

    Ed è proprio in queste grandi imprese e nei libri scritti per raccontarle che possiamo trovare una serie di utili lezioni di crescita personale.

    5 grandi lezioni di crescita personale

    Nel prosieguo dell’articolo e in questo video-episodio del mio podcast, troverai 5 lezioni che ho ricavato leggendo i libri di Ambrogio Fogar.

    LEZIONE #1 – Ognuno di noi dovrebbe cercare di realizzare i propri sogni.

    In “Verso il Polo con Armaduk”, Fogar racconta la sua conquista del Polo Nord: nel 1983 trascorre 51 giorni sui ghiacciai per raggiungere a piedi il Polo magnetico, in compagnia di Armaduk, un cane Husky adottato qualche giorno prima di partire. 

    In un passaggio del libro, leggiamo:

    Il Polo dunque, grazie alle letture delle imprese dei suoi scopritori, era il culmine dei miei sogni di avventura, di vita grande. In fondo al cuore avevo l’ingenua certezza che l’avrei tentato. (…) È proprio di ogni ragazzo illudersi di essere un predestinato; nessuno a vent’anni si contenta di avere nella vita un ruolo modesto e oscuro. D’accordo, ma, a differenza dei miei coetanei, non mi contentavo di sognare. I sogni, io, cercavo di tradurli in realtà.

    In questo passaggio, Fogar insiste su questa volontà di trasformare i propri sogni in realtà. Ognuno di noi ha dei sogni. I sogni fanno parte di quegli aspetti che rendono speciale la nostra vita e che ci fanno sentire vivi. Il messaggio di Fogar è che ciascuno di noi dovrebbe tirare fuori dal cassetto i propri sogni e tentare di realizzarli, seguendo il suo esempio. Perché come scrive lui stesso dopo aver trascorso il primo giorno sui ghiacciai del Polo 

    “Il sogno è bello, ma non c’è sogno, si deve pur dire, più bello della realtà”.

    L’importanza di trasformare i nostri sogni in obiettivi concreti è sottolineata in tanti libri di crescita personale. Ad esempio, in Psicocibernetica Maxwell Maltz scrive che dentro di noi esiste una sorta di meccanismo che per ben funzionare deve avere un obiettivo. Gli obiettivi sarebbero, dunque, una componente fondamentale della natura umana.

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    IDEA #2 – Nella vita dobbiamo seguire la nostra vocazione

    Fogar si sarebbe potuto accontentare di una vita normale e d’altronde alla base aveva un lavoro assolutamente ordinario: impiegato in una compagnia di assicurazioni.
    Ma dentro di sé quest’uomo che amava definirsi “normale” aveva la vocazione di realizzare delle imprese straordinarie.

    I giapponesi usano la parola Ikigai per definire la ragione di vivere di una persona. In realtà, dietro questa piccola parolina si nasconde una vera e propria filosofia di vita in cui troviamo appunto la vocazione di una persona, la sua grande passione ed il motivo per cui si alza dal letto ogni mattina. Ecco, io penso che l’Ikigai di Fogar fosse realizzare delle grandi imprese e attraverso queste ispirare gli altri: era ciò che lo animava, che gli dava entusiasmo e che lo faceva sentire vivo.
    E tutti noi dovremmo cercare di capire qual è il nostro Ikigai e soprattutto dovremmo agire per trasformarlo in realtà, in qualcosa di concreto.

    Nel mio caso, a volte degli amici mi chiedono come faccio a svegliarmi ogni mattina alle 6. Nessuno mi rivolge però la domanda più importante: perché lo faccio.

    Jim Rohn in uno dei suoi libri scrive che “le ragioni vengono per prime. Le azioni o risposte dopo”. Nel mio caso, mi sveglio presto perché questo mi permette di dedicarmi alla mia crescita personale e a trasformare in realtà dei piccoli sogni che avevo. Uno è il blog che stai leggendo ed il podcast che ho lanciato qualche mese fa. L’altro è il libro a cui da quasi un anno dedico tante ore del mattino.

    LEZIONE #3 – Dovremmo cercare ogni giorno di superare e migliorare noi stessi

    Nel suo libro “Controvento. La mia avventura più grande” del 2005, Fogar scrive:

    Mi hanno sempre chiesto perché lo fai, perché cerchi, con testardaggine quasi masochistica, le prove più difficili, se non sei alla ricerca di un record da battere. Rispondo che vorrei tornare a casa ogni volta con la consapevolezza che l’intelligenza dell’uomo lascia il segno del suo passaggio. Il passaggio che ti migliora perché accresce la tua conoscenza, che è utile perché può servire ad altri. Costa solo un po’ di sacrificio e di tenacia. Ma è lì, al di là di Capo Horn, alla portata di tutti.                 

    30 anni prima, nel 1975, Fogar aveva scritto in “400 giorni intorno al mondo”.

    Voglio cercarmi, « quel cercare » che, come dice Sant’Agostino, “è già di per sé un trovare ».
    Trovarmi, ecco la mia ansia: e il mezzo che ho scelto è la solitudine sul grande mare che sarà, con me e Surprise, il protagonista di questa storia.
    (….) Tutta la vita è a nostra disposizione per imparare ma ogni giorno che passa, senza aver deciso di cominciare, è un giorno buttato via.

    Basterebbe quest’ultima frase per far capire perché ho voluto dedicare un articolo ed episodio del mio podcast di crescita personale a Fogar. Perché quest’uomo speciale ci insegna che ogni giorno possiamo imparare qualcosa di nuovo. Ogni giorno possiamo superarci. Ogni giorno possiamo decidere di fare un piccolo progresso verso il miglioramento di noi stessi. E questa una delle grandi lezioni che possiamo ricavare leggendo i suoi libri.

    E sono totalmente  d’accordo con lui: ogni giorno che passa, senza aver deciso di iniziare il proprio percorso di miglioramento, è un giorno sprecato.

    LEZIONE #4 – Non dovremmo mai dare nulla per scontato ed apprezzare quello che abbiamo

    Questa riflessione è nata leggendo le terribili pagine del libro “La zattera”. Nel 1978 Fogar parte dall’Argentina per raggiungere l’Antartide, in compagnia dell’amico giornalista Mauro Mancini. Dopo appena 12 giorni di navigazione, il Surprise, la sua barca a vela, viene colpita da un branco di orche o balene ed affonda in circa 6 minuti. Fogar e Mancini trascorreranno 76 terribili giorni alla deriva su un’imbarcazione di fortuna (la zattera del titolo).

    Leggendo la cronaca di quei giorni non possiamo non pensare a quante cose abbiamo nella vita di tutti i giorni e diamo per acquisite, senza valorizzarle. I due naufraghi vivranno più di due mesi in condizioni estreme: al freddo, spesso con indumenti bagnati, stesi in una posizione poco confortevole, senza l’affetto dei propri cari, la possibilità di dormire tranquilli, con lo spettro della paura di non essere salvati, morire, essere divorati dai pescecani e soprattutto con pochissimo cibo, tanto che quando sono ritrovati in oceano aperto da un mercantile greco per puro caso, pesano entrambi 40 chili.

    Pensa un po’ a quante cose diamo per scontate ogni giorno. Cose importanti ma a cui ci siamo abituati. Una bella notte di sonno al caldo, sotto le coperte. O magari un bel pranzo la domenica in famiglia. O ancora la libertà di fare quello che vogliamo. E su tutte, ciò che abbiamo di più prezioso: la vita. Quella vita che purtroppo Maiuro Mancini non riesce a conservare. Perché in modo beffardo muore dopo 48 ore dal salvataggio a causa di una brutta polmonite.

    A questo proposito, il primo collegamento che mi viene in mente è un bellissimo passaggio delle “Meditazioni” di Marco Aurelio in cui leggiamo:

    “Non considerare le cose assenti come se ci fossero già, ma, fra le presenti, scegli quelle più favorevoli e grazie a queste ricordati di come le cercheresti, se non ci fossero”.

    L’invito qui è cercare di apprezzare davvero quello che abbiamo. Per questo penso che la pratica della gratitudine sia davvero molto preziosa. Ogni giorno, o almeno regolarmente dovremmo scrivere da qualche parte le cose per cui ci sentiamo grati, in modo da non perderle mai di vista e sentirci più riconoscenti e felici.

    LEZIONE #5 – La nostra forza più grande è quella interiore

    Nel resoconto di questi giorni di naufragio, troviamo un altro insegnamento di grande valore. Ossia che la nostra forza più grande è quella interiore. Fogar e Mancini sono stati ritrovati per una questione di fortuna. Ma durante i 74 giorni alla deriva hanno dato entrambi prova di grande carattere e forza. Si sono aggrappati alla vita, seguendo dei rituali per conservare la lucidità, imponendosi un’ora al giorno di conversazione e cercando mille espedienti per procurarsi del cibo. Come quando riescono a catturare due cormorani che gli permetteranno di mangiare per ben una settimana.

    Fogar dimostra in tantissime occasioni di avere un’incredibile forza interiore. Come quando porta a termine la prima traversata in solitario con il timone rotto. O come quando avanza lentissimo sui ghiacciai del polo e si rende conto che difficilmente riuscirà a portare a casa questa impresa.

    E poi quando Fogar dovrà affrontare quella che nel titolo del suo penultimo libro definisce “La mia avventura più grande”. È il 12 settembre 1992 e Fogar sta realizzando una delle sue ennesime imprese nel deserto del Turkmenistan. D’improvviso il suo fuoristrada si ribalta a causa di  una grossa pietra situata sotto la sabbia; purtroppo  Ambrogio Fogar subisce la frattura della seconda vertebra cervicale e rimane quasi completamente paralizzato. 

    “Controvento. La mia avventura più grande “ è un libro molto doloroso perché Fogar racconta in modo sincero e senza filtri, la sua condizione. Una condizione sempre drammatica ma che nel suo caso lo è forse anche di più. Essere bloccato in un letto per un uomo abituato alle imprese estreme ed all’avventura è stata di sicuro la prova più difficile per Fogar che ad un certo punto scrive

    Mi manca il mare, l’acqua agitata dell’oceano, l’alba livida che si alza dopo una notte di burrasca, la luce irreale del plancton fra i flutti. In mare mi sono guardato dentro e mi sono scoperto.        

    Ma in altre pagine, ritroviamo la sua forza, la sua determinazione a non mollare mai e a non perdere la speranza.

    Non voglio lacrime di compassione per la mia immobilità. Se così mi vedevi, amico mio, ti posso raccontare che io ho improvvisato ogni mia avventura controvento e controcorrente. Contro ogni previsione. Non ho programmato la mia vita. (…) Poi l’avventura è diventata la mia vita. Mi sono sentito realizzato. Ho vissuto momenti esaltanti che auguro a tutti di provare.                  

    E in un altro passaggio scrive:

    Non arrendersi è l’unico modo che conosco per affrontare gli alti e bassi della nostra esistenza. Anche chi crede poco nel futuro non rinuncia mai alla speranza.                 

    La speranza che si trovi un rimedio, che qualcuno riesca a trovare il modo di aiutare le persone che si trovano nella sue condizioni.  Fogar ci ha creduto fino all’ultimo anno di vita, quel 2005 che lo vedrà morire di infarto.

    Conclusioni sulle lezioni di crescita personale di Ambrogio Fogar

    La vita e le imprese di Fogar ci regalano tante cose preziose. Perché come scrive nel suo “La mia avventura più grande”:

    Tutti vogliamo provarci. Non sempre lo facciamo, per pigrizia, mancanza di tempo, paura di rinunciare a qualcosa.       

    E ancora

    Vivere è più difficile che navigare. Navigando ho imparato a vivere. O almeno ci ho provato.

    Ecco, vorrei concludere questo episodio con questo invito. L’invito  a provarci. Se abbiamo un sogno o un grande obiettivo, dobbiamo almeno provarci. Anche se dobbiamo andare controvento, controcorrente, magari prendendo qualche rischio. E persino fallendo. Perché come ben scrive Fogar

    I sogni nascono, qualcuno si realizza, e poi, inevitabilmente, sfioriscono, ma la capacità di sognare e di inventarsi sempre nuovi orizzonti, quella, non muore mai. 

    I libri di Ambrogio Fogar

    Ti invito davvero a leggere almeno uno dei suoi libri perché ne vale davvero la pena. Tra l’altro è stato molto difficile procurarmi alcuni di essi: ad esempio “Verso il Polo con Armaduk” è da tempo esaurito e non è disponibile in formato digitale. Ma sono riuscito a procurarmi su internet una copia un po’ malconcia e parecchio ingiallita che ho però divorato in qualche giorno.

    Ecco la lista completa dei suoi 11 libri:

    • ll mio Atlantico (1972)
    • 400 giorni intorno al mondo (1975)
    • Messaggi in bottiglia. Da un catamarano in mezzo all’Atlantico (1976)
    • L’ultima leggenda (1977)
    • La zattera (1978)
    • Il giro del mondo del Surprise (1978)
    • Sulle tracce di Marco Polo (1983)
    • Verso il Polo con Armaduk (1983)
    • Solo. La forza di vivere (1997)
    • Contro vento. La mia avventura più grande (2005)
    • Quando c’era Superman. L’ultima avventura di una vita controvento (2006)

    I libri che ho preferito e da cui consiglio di iniziare sono “400 giorni intorno al mondo”, “La zattera”, “Verso il Polo con Armaduk” e “Controvento. La mia avventura più grande”.




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    2 commenti su “Ambrogio Fogar: le sue più grandi lezioni di crescita personale”

    1. Ottimo articolo e ottimi spunti, Fogar è una leggenda e sin da ragazzino seguivo le sue imprese, ci ha fatto e ci farà sempre sognare. Ho letto e riletto il suo libro “Contro Vento”, grazie per questa lezione di Vita.

      1. Grazie mille per il riscontro, sono contento che sia piaciuto ad un estimatore di Ambrogio Fogar. Mi sa che condividiamo l’interesse e la “passione” per le imprese di Ambrogio Fogar. Sono molto felice di aver potuto scrivere su una persona che mi ha fatto molto sognare da ragazzo.

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